"Il teatro è fondamentale per la
storia dell'umanità, perché è la rappresentazione dell'uomo
attraverso l'uomo: l'essere umano si è riconosciuto quando si è
visto rappresentato. E' come se ci fosse un richiamo, anche se
forse le persone non ne sono consapevoli. Ecco perché la prima
battaglia da fare è quella culturale, il Paese sprofonda
nell'ignoranza e ogni stupidaggine viene accolta". Sfiduciato
forse, ma di certo non meno appassionato di un lavoro artistico
vissuto come una missione e portato avanti sopra il palco e
dietro le scene sempre ai massimi livelli, Gabriele Lavia
racconta all'ANSA la necessità non più procrastinabile di
riportare la cultura al centro della vita dei cittadini. Felice
e pronto per il recital che lunedì 16 agosto lo vedrà
protagonista al Teatro Antico di Taormina con le "Favole di
Oscar Wilde", dopo una prima tappa siciliana a Tindari il 10
agosto scorso, il grande attore e regista sottolinea,
riferendosi ai lunghi mesi di assenza dalle scene, che "il
teatro è vivo, è corpo, e non può essere visto dietro uno
schermo. Credo che si sarebbe potuta dare la possibilità di
tornare prima a teatro. Il rapporto tra teatro e sicurezza del
resto è particolare: è un luogo ordinato, tra gente che sta di
qua e gente che sta di là. Ma molti tra i politici non lo sanno
e quando li sento parlare spesso mi viene da piangere". A
Taormina - prima del debutto del 16, ci sarà la possibilità per
il pubblico di assistere il 14 sera alle "prove aperte" dello
spettacolo - Lavia presterà corpo e voce alle parole scritte nel
1888 da Wilde ("omosessuale in un'epoca puritana, che ha subìto
il carcere e i lavori forzati, un uomo che ha bevuto fino in
fondo il calice amaro della vita", dice) per i figli Cyril e
Vyvyan, allora bambini: si tratta di storie fantastiche e
malinconiche, in cui attraverso personaggi indimenticabili
l'autore svela le contraddizioni della società borghese.
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