La prima Corte d'assise ha
condannato a 21 anni di reclusione per omicidio Rosario
Guzzetta, 53 anni, accusato di avere assassinato, nel 1990,
strangolandolo con una corda in auto, Rosario Cinturino. Il
delitto, è stata la ricostruzione dell'accusa, sostenuta dal
procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dalla sostituta Alessandra
Russo, sarebbe maturato per contrasti tra i due nella
spartizione di proventi derivanti dal traffico di sostanze
stupefacenti. La Corte, presieduta da Sebastiano Mignemi,
giudice a latere Anna Scirè, ha anche disposto il pagamento di
una provvisionale immediatamente esecutiva di 50mila euro per
ciascuno a favore dei quattro familiari della vittima che si
sono costituiti parte civile nel processo.
La vicenda sarebbe rimasta irrisolta se, nel 2019, 29 anni dopo
il delitto, non ci fosse stata una svolta nel 'cold case' dovuta
all'archiviazione di dati di vecchi fascicoli della polizia
scientifica da cui è emerso che sul luogo dell'omicidio erano
stati repertati anche "due frammenti di impronte papillari".
Uno di questi corrispondeva al "pollice della mano sinistra di
Rosario Guzzetta, che era stato 'fotosegnalato' nel dicembre del
1984 per rapina". Tutto portava all'indagato, che però risultava
essere stato detenuto dall'ottobre del 1986 al gennaio del 1993.
Ma, accertamenti disposti dalla Procura ed eseguiti dalla
squadra mobile di Catania, hanno permesso di verificare che il
giorno del delitto Guzzetta non era in prigione: aveva ottenuto
un permesso premio dal 15 al 30 marzo del 1990 e quindi il 28
marzo di quell'anno non era nel carcere di Nicosia (Enna) dove
era recluso. Nell'inchiesta sono confluite numerose
intercettazioni telefoniche e ambientali in cui, secondo
l'accusa, "Guzzetta rivela il movente dell'omicidio sostenendo
che lo ha ucciso in quanto era suo debitore". L'indagato,
inoltre, ricostruisce la Procura, "non conoscendo pienamente le
fonti di prova a suo carico, ritiene con certezza che ad
accusarlo del delitto sia il collaboratore di giustizia Concetto
Bonaccorsi detto 'U Carateddu'".
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