(ANSA) - PALERMO, 07 OTT - Non c'è pace nemmeno da morti per
le vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 avvenuto a
Lampedusa, che costò la vita a 368 migranti. "Sfrattati" dalle
tombe del cimitero di Sciacca e inumati in una fossa comune a
causa di un contenzioso giudiziario con il Comune. Lo hanno
scoperto quattro profughi eritrei, provenienti dalla Svezia, che
si erano recati al cimitero per rendere omaggio a parenti e
amici morti nella tragedia. Anche loro hanno trovato i loculi
svuotati, come era capitato qualche giorno fa a due connazionali
venute dalla Svizzera, che avevano cercato inutilmente la tomba
dove era stata tumulata la sorella. Ne è scaturita una richiesta
di chiarimenti avanzata alle autorità locali. Secondo il comune
le salme sono state spostate nel campo comune perché
appartenenti a persone "mai identificate" ma indicate solo con
un numero. Una tesi, questa, che continua ad essere contestata
da don Mussie Zerai, il prete eritreo attivista per i diritti di
migranti e rifugiati che nei giorni scorsi ha protestato
pubblicamente. "Il Commissario straordinario del Governo per le
persone scomparse - spiega il sacerdote - ha una mappa completa
riferita alle vittime dei naufragi, e le procedure di
identificazione dei singoli soggetti sono tuttora in corso,
anche attraverso specifiche analisi del Dna, proprio con
l'obiettivo di associare a ciascun numero un nome, garantendo
così degna sepoltura, cosa per la quale lo Stato italiano ha
assunto precisi impegni. Di conseguenza - conclude don Mussie -
non è accettabile spostare le salme nel campo comune, bisogna
fare chiarezza".
Il sindaco di Sciacca Francesca Valenti si è detta sorpresa
della vicenda e ha disposto una indagine interna per accertare
eventuali responsabilità. Nel frattempo però si è appreso che lo
svuotamento dei loculi era stato disposto dagli uffici comunali
competenti a seguito di un'ordinanza cautelare dell'autorità
giudiziaria, che ha accolto il ricorso di una confraternita a
cui il comune, per fronteggiare carenze proprie, aveva requisito
39 loculi, disponendone la restituzione urgente. L'ufficiale
giudiziario si è presentato al cimitero per dare esecuzione al
provvedimento. "Ma sia il comune, sia il tribunale - aggiunge
don Mussie Zerai - dovrebbero sapere bene che questi loculi non
potevano essere liberati e le salme spostate. L'Italia ha
assunto un impegno a cui non può sottrarsi in questo modo, è un
fatto di pietas, non è giusto - conclude - che oltre al dramma
di essere morte, a queste persone venga negato perfino il
diritto ad una tomba". (ANSA).