"Quello che i russi stanno facendo
l'ho visto con i miei occhi, ed è terribile. Un massacro.
Ragazzine violentate, tra di loro una quattordicenne, che ha
subito abusi da almeno 9 soldati russi. Intendo tornare in
Ucraina e rimanere lì fino a quando questa guerra non sarà
finita". La drammatica testimonianza, ripresa dal sito del
Giornale di Sicilia, è di Roman Pharulava, avvocato di Tblisi
(Georgia) che nei giorni scorsi è arrivato a Menfi al seguito di
una trentina di profughi ucraini, in questi giorni tutti ospiti
di famiglie del luogo. "Non sono un mercenario - sottolinea
Roman -, ma un volontario che ha deciso di combattere accanto
all'esercito ucraino perché riconosco le ragioni di quel popolo
nella lotta per la libertà".
L'avvocato georgiano riconosce nelle ragioni di Kiev le
stesse del suo paese, quella Georgia dove, nei primi anni
Novanta, si scatenò una guerra civile tra l'esercito nazionale e
i guerriglieri indipendentisti filorussi di quella regione che
poi si sarebbe autoproclamata Repubblica di Abcasia. All'epoca
era solo un adolescente, ma fu segnato da quella vicenda. E un
mese fa non ha esitato a mettere da parte la sua toga di
avvocato per recarsi in Ucraina ad imbracciare le armi. E tra
pochi giorni ci tornerà, per continuare a fare la sua parte e a
combattere.
Non è un caso che in questi giorni Roman si trovi a Menfi, in
provincia di Agrigento. È qui, infatti, che sua moglie Rusudan
Galdava arrivò la prima volta da ragazzina. Era il 1993, fu per
lei la possibilità di allontanarsi dagli scenari della guerra
civile georgiana, trovando ospitalità insieme ad altri suoi
connazionali tra le famiglie del luogo. Per Rusudan in
particolare si aprirono le porte della casa di Lea Amella che,
insieme al marito, la accudì e se ne prese cura. Ne è scaturito
un rapporto speciale, tanto è vero che dopo essere tornata in
patria, non c'è stato un solo anno in cui Rusudan non sia
tornata a Menfi per le vacanze, facendo anche in modo che
l'impegno umanitario di Lea Amella, fondatrice nel frattempo di
un'associazione umanitaria denominata "Libellula", venisse
riconosciuto dal governo del suo paese, che l'ha nominata
Console onorario della Georgia.
Lea Amella, insieme al sindaco Marilena Mauceri, è tuttora al
lavoro per fare in modo che nei prossimi giorni arrivino a Menfi
altri 14 ucraini, tra cui mamme, bambini e qualche orfano di
guerra. «Mia nonna è ucraina - ha raccontato Roman Pharulava al
Giornale di Sicilia - e da quelle parti ho tanti amici".
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