Terremoti: docente Unife, stimiamo dove, quanto, non quando
'Non siamo ancora in grado di fare previsioni a breve termine'

(ANSA) - BOLOGNA, 13 MAG - "Dove e quanto, ma non quando. Si
potrebbero sintetizzare in questo modo le attuali possibilità di
prevedere i terremoti".
A dieci anni dal sisma che ha colpito la pianura emiliana, il
professore Riccardo Caputo dell'Università di Ferrara, membro
della commissione nazionale per la previsione e prevenzione dei
grandi rischi, fa il punto sul rischio sismico in Italia e sulle
possibilità di intervento.
"A oggi è impossibile prevedere quando esattamente si
verificherà il prossimo terremoto in un determinato luogo; per
fini di protezione civile, sarebbe infatti necessaria una
precisione di uno o due giorni per consentire, ad esempio, di
evacuare la popolazione locale. Non siamo ancora in grado,
infatti, di fare stime a così breve termine, ma soltanto a lungo
termine, e cioè nell'ordine dei secoli. Relativamente al dove e
al quanto, invece" sottolinea, "le nostre conoscenze
scientifiche migliorano continuamente e questo ci ha permesso di
individuare e caratterizzare le principali sorgenti sismogeniche
- grandi fratture nella crosta terrestre che generano terremoti
- che sono presenti nel territorio nazionale. Da ciò è quindi
possibile definire le aree a maggior pericolosità sismica e,
approcciando il problema in termini probabilistici, stimare le
aree con maggiori probabilità di occorrenza (dove) e quale potrà
essere la massima magnitudo che si potranno verificare
(quanto)".
"Se da un lato è certamente vero che per la mitigazione del
rischio sismico è necessario intervenire sulla riduzione della
vulnerabilità del nostro edificato e sulla pianificazione
dell'emergenza, è altrettanto vero che per una corretta
calibrazione di tali azioni è prioritario definire al meglio la
pericolosità sismica sia regionale che locale aumentando le
nostre conoscenze geologiche" continua Caputo. "Il nostro
territorio è un esempio: sebbene infatti in Emilia siano
presenti faglie di dimensioni medio-piccole, il livello di
rischio sismico relativamente elevato è dovuto soprattutto ad un
grado di vulnerabilità non adeguato per molti edifici" conclude
Caputo. (ANSA).
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