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I marò dai pm a Roma, 'via il segreto militare'

Sono accusati di omicidio volontario, entro l'estate si chiuderà l'inchiesta

 Interrogatorio degli indagati e definizione del procedimento entro l'estate. E' la road map della Procura di Roma nel procedimento avviato nove anni fa e che vede indagati per omicidio volontario i due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per la morte di due pescatori in India nel 2012. L'indagine, condotta dal sostituto Erminio Amelio, è giunta ad una fase conclusiva e il magistrato convocherà nelle prossime settimane i due fucilieri per sentirli a otto anni distanza dal primo confronto con in pm che avvenne il 3 gennaio del 2013 davanti all'allora procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.
    L'interrogatorio sarà l'occasione per i due militari di raccontare la loro verità su quanto avvenuto il 15 febbraio 2012 al largo della costa del Kerala, stato dell'India sud occidentale. "A Massimiliano è stata sempre negata la possibilità di dire la sua verità - afferma l'avvocato Fabio Anselmo, difensore Latorre - e la sua versione dei fatti, ma a breve sarà sentito dai pm, nei confronti della quale abbiamo la massima fiducia, e lì non ci sarà nessun segreto militare che tenga". "Se non si vuole che Massimiliano parli pubblicamente - prosegue Anselmo - evidentemente non si vuole che dica quello che sa, e bisognerebbe chiedersi il perché: io me lo chiedo. Di sicuro una cosa adesso è cambiata, abbiamo un procedimento a Roma e potete stare certi che con i pm romani parlerà". Anselmo aggiunge che la richiesta di consentire a Latorre di parlare pubblicamente fu fatta "ai vertici militari" che la "negarono nonostante l'allora ministro della Difesa Guerini sostenne che non vi erano motivi di mantenere il segreto militare".
    L'indagine della procura ordinaria ha vissuto una accelerazione nel luglio dello scorso anno dopo che il Tribunale internazionale dell'Aja ha deciso in favore dell'Italia la competenza giurisdizionale. Negli ultimi mesi il titolare del fascicolo ha proceduto alla lettura e analisi dell'incartamento, oltre cento pagine di atti, giunto dall'Olanda.
    Nel fascicolo del procedimento romano sono presenti i verbali del primo interrogatorio svolto. "Abbiamo sparato 7-8 colpi in mare per scoraggiare l'avvicinamento di un'imbarcazione diversa da quella mostrata dalle autorita' indiane'', raccontarono all'epoca i due militari. Un faccia a faccia che durò circa 5 ore e al quale i due militari si recarono per rendere dichiarazioni spontanee.
    Tra le carte del fascicolo anche l'audizione degli altri quattro fucilieri del Nucleo militare di protezione, che hanno detto di non essere stati testimoni diretti dell'accaduto. In pratica, di non aver visto niente.
    Sempre al 2013 risale la perizia che la Procura dispose sul computer e su una macchina fotografica che si trovavano a bordo della Enrica Lexie, la nave dove erano in servizio i due militari. Un lavoro che puntava a chiarire quanto avvenuto nel febbraio di otto anni quando furono uccisi Valentine Jelastine e Ajeesh Pink, due pescatori imbarcati su un peschereccio indiano, a largo di Kochi. Sul pc di bordo sono registrate le conversazioni tra il comandante dell'equipaggio e l'armatore, nonche' le comunicazioni fatte dagli organismi italiani mentre la macchina fotografica sarebbero state memorizzate le immagini del presunto attacco di pirati.
    Sui due fucilieri anche la Procura Militare aveva avviato un procedimento per i reati di ''violata consegna aggravata'' e ''dispersione di oggetti di armamento militare'' per poi spogliarsi del caso, lasciando tutta l'inchiesta in mano alla magistratura ordinaria. 
   

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