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Mottarone: video dell'incidente, cabina si impenna e torna indietro

LDopo lo choc per l'incidente della funivia del Mottarone in cui sono morte quattordici persone e le polemiche giudiziarie, prima per la scarcerazione dei tre indagati poi per la sostituzione del gip, ora scoppia la polemica sulla diffusione delle immagini dello schianto. Due video di pochi secondi, quelli delle telecamere di sorveglianza dell'impianto, che riprendono la cabina N.3 mentre si avvicina alla stazione di arrivo e, all'improvviso, si impenna e scivola all'indietro. Sempre più veloce, fino al salto nel vuoto.

Una pubblicazione di "assoluta inopportunità", per il procuratore di Verbania Olimpia Bossi, che scatena la bufera sulla Rai, con il richiamo del presidente Marcello Foa a "valutare attentamente tutte le implicazioni, a cominciare da quelle etiche e di rispetto per le vittime e per i loro familiari". Le immagini vanno in onda nel Tg3 di mezzogiorno e l'esclusiva in pochi minuti fa il giro del mondo. A bordo della cabina si intravede la sagoma delle persone, quindici in tutto, tra cui il piccolo Eitan, il bambino unico sopravvissuto, il padre e due donne. Le altre facce non si distinguono. L'orologio delle telecamere di sorveglianza segna le 12:12 e 20 secondi quando accade ciò che nessuno si sarebbe mai immaginato. A un paio di metri dalla stazione di arrivo la cabina si inclina mostrando la pancia e inizia a percorrere il percorso da cui era arrivata, questa volta a velocità folle. Le persone all'interno non si vedono più, perché sono cadute. E non si vede neppure l'impatto a terra, dietro al rilievo. Cambia l'inquadratura ma quella dall'interno della stazione è altrettanto drammatica. Si vede l'addetto che attende l'arrivo della cabina alzare per un attimo la testa, come a guardare qualcosa che non va, e poi correre all'indietro - dopo che la fune si spezza e la cabina sparisce - per chiamare i soccorsi. Ma ormai è troppo tardi perché i 'forchettoni', secondo quanto sin qui ricostruito dagli inquirenti che oggi hanno acquisito nuovi documenti alla Leitner, azienda di impianti a fune, bloccano i freni d'emergenza. Non c'è più niente da fare.

Benché non più coperte dal segreto, in quanto note agli indagati, per il pm Olimpia Bossi la pubblicazione di quelle immagini, agli atti dell'inchiesta, era "vietata". Il magistrato cita l'articolo 114 comma 2, del codice di procedura penale, "ma ancor più del dato normativo mi preme sottolineare - dice - l'assoluta inopportunità della pubblicazione di tali riprese che ritraggono gli ultimi drammatici istanti di vita dei passeggeri della funivia per il doveroso rispetto che tutti siamo tenuti a portare alle vittime, al dolore delle loro famiglie, a cordoglio di una intera comunità. Portare a conoscenza degli indagati e dei loro difensori gli atti del procedimento a loro carico non significa per ciò stesso - insiste - autorizzare e avallare l'indiscriminata divulgazione del loro contenuto". Parole, queste ultime che non vanno giù all'avvocato Andrea Da Prato, difensore di Andrea Perocchio, il direttore dell'impianto indagato per l'incidente: quel video non l'ha diffuso lui e tantomeno il suo assistito, dice. "La Procura non pensi di buttare qualche schizzo di fango sulla difesa. Se si interessa del dolore, accerti responsabilità e dinamiche", aggiunge. Anche la condanna della politica è unanime: per il Pd diffondere il filmato è stato "osceno", per la Lega "non è cronaca", per il Movimento 5 Stelle una pagina indegna del servizio pubblico". La Commissione di Vigilanza Rai invita i vertici della televisione di Stato a chiarire e lo stesso presidente Foa si dice "profondamente colpito". Si dice "basita" la sindaca di Stresa, Marcella Severino: "La vista di questo video - dice - credo non fosse opportuna nel rispetto delle vittime e dei loro famigliari''. Il Comando generale dei carabinieri smentisce di avere diffuso il video.

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