(di Paolo Petroni)
''Bovarismo'' recita il Dizionario
Treccani è ''Insoddisfazione spirituale, tendenza psicologica a
costruirsi una personalità fittizia, desiderio smanioso di
evasione dalla realtà...''. Basterebbe questo, che un
personaggio di un romanzo di Gustave Flaubert sia diventato nel
tempo riferimento linguistico comune di uno stato d'animo, per
capire che importanza abbia questo scrittore, di cui si celebra
il 12 dicembre il duecentesimo anniversario della nascita nel
1821.
Proprio come la sua Madame Bovary, da giovane Flaubert era un
sognatore e sin da adolescente scrive arrivando a vent'anni a
creare la prima cosa di qualità, il racconto ''Novembre'',
cercando di sfuggire gli studi di giurisprudenza impostigli dal
padre. Tre anni dopo avrà la prima crisi della malattia nervosa
che lo segnerà per la vita, probabilmente l'epilessia, che lo
costringerà a scoprire e imparare il senso della rinuncia, con
cui invece non riesce a fare i conti appunto Emma Bovary, prima
eroina moderna, nel senso che è vittima della ''cultura di
massa'' del suo tempo, di visioni di ascesa sociale e amore come
li immaginava nel mondo dei ricchi e di successo e come glieli
raccontavano i romanzi sentimentali e romantici che leggeva.
''Tutto le sembrava vuoto, falso, disgustoso, nelle creature;
lungi dal ritrovarvi i primi incanti, per difendersi dai quali
il suo cuore aveva lottato tanto, ella non vede più che la
frivolezza, il pericolo, l'inutilità''.
Emma non è l'adultera eroina romantica di tanti romanzi
precedenti e contemporanei e deludenti saranno anche i suoi
tradimenti non mossi da una reale passione amorosa e così i suoi
indegni e poco affascinanti amanti, piccoli borghesi come lei,
che collezionano seduzioni seguendo un proprio illusorio
percorso di ruolo sociale. Nel racconto oggettivo, impietoso,
senza interventi e giudizi dell'autore, delle speranze deluse di
questa donna, nel suo spronare il marito, medico condotto della
cittadina in cui vivono, a diventare qualcuno, magari tentando
un'operazione chirurgica per cui non è preparato e che sarà un
disastro, c'è una critica implicita ai miti e la caduta di
valori della società moderna che va oltre il naturalismo allora
imperante. Cosi Guy de Maupassant poté poi parlare di
rivoluzione letteraria: ''Parve che la formula del romanzo
moderno, disseminata nell'enorme corpus dell'opera di Balzac,
fosse sintetizzata e chiaramente enunciata nelle quattrocento
pagine di un solo libro: il codice dell'arte nuova era stato
scritto''. Flaubert del resto aveva un alto concetto dello stile
come pura creazione estetica e nelle sue opere cercò di
comprimere ogni lirismo per evitare di far emergere la propria
personalità nella pagina, come si evince chiaramente dai suoi
discorsi sull'arte che troviamo nella sua ricca corrispondenza e
nelle oltre mille pagine dei suoi Carnets.
C'è chi ha parlato di cinica ferocia nel denudare così ogni
piaga dell'animo della sua protagonista, rifiutandole
qualsivoglia bagliore morale e buona intenzione e illustrandone
lo strazio sino al precipitare verso la caduta finale, ma fu
Croce a scrivere che Emma ha quasi un'eroica forza demoniaca,
così che ''la pietà nasce dalle cose stesse, dalla stessa
rappresentazione artistica che, essendo piena e vera, è
tutt'insieme tremenda e pietosa''. A suo tempo però proprio la
neutralità ''amorale'' dello scrittore fece scandalo e questi fu
rinviato a processo a inizio 1857 e alla fine però prosciolto
dall'accusa di ''oltraggio alla morale pubblica e religiosa, e
offesa ai buoni costumi'' per aver scritto il suo romanzo
capolavoro.
Negli anni seguenti, quelli della sua piena maturità
artistica, scriverà altre due opere, ''Salambò'' nel 1862 e,
riprendendo una prima stesura giovanile assai diversa per
spirito, la ''Educazione sentimentale'' nel 1869, romanzi che
c'è chi ha letto come l'uno il contraltare dell'altro. Il primo,
ambientato a Cartagine all'epoca delle guerre puniche, è un
affresco tra storia e fantasia su un modo di passioni e istinti
ancora vitale e vero. Il secondo è invece un altro ritratto
oggettivo del grigiore dell'esistenza moderna, fallimento morale
e pratico del protagonista Frédéric Moreau e dei suoi amici,
risultato di scopi meschini e egoistici condizionati dalle
convenzioni sociali estranee a qualsiasi idea di bellezza e vera
libertà, oltre che sconfitta degli ideali repubblicani repressi
dal Secondo impero di Napoleone III.
Flaubert muore a soli 59 anni nel 1880 e lascia un
ricchissimo materiale di lavoro, ma ci sono almeno altre due sue
opere da ricordare assolutamente: la raccolta dei ''Tre
racconti'', tra cui il bellissimo ''Un cuore semplice'', e il
geniale romanzo ''Bouvard e Pécuchet'' uscito un anno dopo la
sua scomparsa e che possiamo dire incompiuto solo perché
conosciamo i progetti dell'autore che, con la sua impassibilità
stilistica e di autore, crea un capolavoro umoristico, una sorta
di libro sulla imbecillità umana attraverso le improvvisate
ambizioni dei due protagonisti che si misurano con tutte le
discipline che incontrano sul loro presuntuoso cammino,
dall'agricoltura alla chimica o la storia, sempre con i più
assurdi e nefasti risultati mentre a Parigi scoppia il '48 che
scuote tutta la Francia, tranne loro nella loro tenuta di
campagna.
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