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>>>ANSA/ Flaubert, 200 anni nel segno del bovarismo

>>>ANSA/ Flaubert, 200 anni nel segno del bovarismo

Per Maupassant rivoluzionario e autore nuovo codice dell'arte

ROMA, 09 dicembre 2021, 13:45

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Paolo Petroni) ''Bovarismo'' recita il Dizionario Treccani è ''Insoddisfazione spirituale, tendenza psicologica a costruirsi una personalità fittizia, desiderio smanioso di evasione dalla realtà...''. Basterebbe questo, che un personaggio di un romanzo di Gustave Flaubert sia diventato nel tempo riferimento linguistico comune di uno stato d'animo, per capire che importanza abbia questo scrittore, di cui si celebra il 12 dicembre il duecentesimo anniversario della nascita nel 1821.
    Proprio come la sua Madame Bovary, da giovane Flaubert era un sognatore e sin da adolescente scrive arrivando a vent'anni a creare la prima cosa di qualità, il racconto ''Novembre'', cercando di sfuggire gli studi di giurisprudenza impostigli dal padre. Tre anni dopo avrà la prima crisi della malattia nervosa che lo segnerà per la vita, probabilmente l'epilessia, che lo costringerà a scoprire e imparare il senso della rinuncia, con cui invece non riesce a fare i conti appunto Emma Bovary, prima eroina moderna, nel senso che è vittima della ''cultura di massa'' del suo tempo, di visioni di ascesa sociale e amore come li immaginava nel mondo dei ricchi e di successo e come glieli raccontavano i romanzi sentimentali e romantici che leggeva.
    ''Tutto le sembrava vuoto, falso, disgustoso, nelle creature; lungi dal ritrovarvi i primi incanti, per difendersi dai quali il suo cuore aveva lottato tanto, ella non vede più che la frivolezza, il pericolo, l'inutilità''.
    Emma non è l'adultera eroina romantica di tanti romanzi precedenti e contemporanei e deludenti saranno anche i suoi tradimenti non mossi da una reale passione amorosa e così i suoi indegni e poco affascinanti amanti, piccoli borghesi come lei, che collezionano seduzioni seguendo un proprio illusorio percorso di ruolo sociale. Nel racconto oggettivo, impietoso, senza interventi e giudizi dell'autore, delle speranze deluse di questa donna, nel suo spronare il marito, medico condotto della cittadina in cui vivono, a diventare qualcuno, magari tentando un'operazione chirurgica per cui non è preparato e che sarà un disastro, c'è una critica implicita ai miti e la caduta di valori della società moderna che va oltre il naturalismo allora imperante. Cosi Guy de Maupassant poté poi parlare di rivoluzione letteraria: ''Parve che la formula del romanzo moderno, disseminata nell'enorme corpus dell'opera di Balzac, fosse sintetizzata e chiaramente enunciata nelle quattrocento pagine di un solo libro: il codice dell'arte nuova era stato scritto''. Flaubert del resto aveva un alto concetto dello stile come pura creazione estetica e nelle sue opere cercò di comprimere ogni lirismo per evitare di far emergere la propria personalità nella pagina, come si evince chiaramente dai suoi discorsi sull'arte che troviamo nella sua ricca corrispondenza e nelle oltre mille pagine dei suoi Carnets. C'è chi ha parlato di cinica ferocia nel denudare così ogni piaga dell'animo della sua protagonista, rifiutandole qualsivoglia bagliore morale e buona intenzione e illustrandone lo strazio sino al precipitare verso la caduta finale, ma fu Croce a scrivere che Emma ha quasi un'eroica forza demoniaca, così che ''la pietà nasce dalle cose stesse, dalla stessa rappresentazione artistica che, essendo piena e vera, è tutt'insieme tremenda e pietosa''. A suo tempo però proprio la neutralità ''amorale'' dello scrittore fece scandalo e questi fu rinviato a processo a inizio 1857 e alla fine però prosciolto dall'accusa di ''oltraggio alla morale pubblica e religiosa, e offesa ai buoni costumi'' per aver scritto il suo romanzo capolavoro.
    Negli anni seguenti, quelli della sua piena maturità artistica, scriverà altre due opere, ''Salambò'' nel 1862 e, riprendendo una prima stesura giovanile assai diversa per spirito, la ''Educazione sentimentale'' nel 1869, romanzi che c'è chi ha letto come l'uno il contraltare dell'altro. Il primo, ambientato a Cartagine all'epoca delle guerre puniche, è un affresco tra storia e fantasia su un modo di passioni e istinti ancora vitale e vero. Il secondo è invece un altro ritratto oggettivo del grigiore dell'esistenza moderna, fallimento morale e pratico del protagonista Frédéric Moreau e dei suoi amici, risultato di scopi meschini e egoistici condizionati dalle convenzioni sociali estranee a qualsiasi idea di bellezza e vera libertà, oltre che sconfitta degli ideali repubblicani repressi dal Secondo impero di Napoleone III.
    Flaubert muore a soli 59 anni nel 1880 e lascia un ricchissimo materiale di lavoro, ma ci sono almeno altre due sue opere da ricordare assolutamente: la raccolta dei ''Tre racconti'', tra cui il bellissimo ''Un cuore semplice'', e il geniale romanzo ''Bouvard e Pécuchet'' uscito un anno dopo la sua scomparsa e che possiamo dire incompiuto solo perché conosciamo i progetti dell'autore che, con la sua impassibilità stilistica e di autore, crea un capolavoro umoristico, una sorta di libro sulla imbecillità umana attraverso le improvvisate ambizioni dei due protagonisti che si misurano con tutte le discipline che incontrano sul loro presuntuoso cammino, dall'agricoltura alla chimica o la storia, sempre con i più assurdi e nefasti risultati mentre a Parigi scoppia il '48 che scuote tutta la Francia, tranne loro nella loro tenuta di campagna.
   

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