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Sepulveda un anno dopo, la sua vita come una favola

L'anniversario

Sepulveda un anno dopo, la sua vita come una favola

Prima biografia, autrice è la sua traduttrice Ilide Carmignani

ROMA, 05 aprile 2021, 13:48

(di Mauretta Capuano)

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Sepulveda un anno dopo, la sua vita come una favola © ANSA/EPA

Sepulveda un anno dopo, la sua vita come una favola © ANSA/EPA
Sepulveda un anno dopo, la sua vita come una favola © ANSA/EPA

ILIDE CARMIGNANI, STORIA DI LUIS SEPÚLVEDA E DEL SUO GATTO ZORBA (SALANI, PP 208, EURO 14,90).
    Luis Sepulveda guerrigliero, prigioniero politico, giornalista, ecologista, in esilio, bambino solitario che ne stava a pensare dentro a un cesto di vimini usato per il bucato, ragazzo che a 13 anni voleva fare il calciatore e giovane innamorato che regalava caramelle. E' l'uomo e il combattente più che lo scrittore quello a cui Ilide Carmignani, la traduttrice italiana di Sepulveda, restituisce la voce in 'Storia di Luis Sepúlveda e del suo Gatto Zorba' , in libreria l'8 aprile per Salani. A un anno dalla morte, il 16 aprile 2020, di Lucho, come gli amici chiamavano l'autore di 'Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare', la Carmignani si fa straordinaria biografa per raccontare "la vita pazzesca" di uno scrittore amatissimo in Italia dove ha venduto oltre 7 milioni di copie con i suoi libri che venivano sempre pubblicati prima nel nostro Paese, e due milioni con la Gabbianella.
    "Spero che questo libro sia un ponte per portare i giovani da Lucho, per farglielo conoscere anche come uomo e come bambino, come ragazzo visto che lui non c'è più" dice all'ANSA la Carmignani che ha lavorato per 26 anni con lo scrittore, scomparso a 70 anni a causa del Covid-19, del quale era grande amica.
    "E' lui che parla, è lui che racconta. Io mi sono resa un pò invisibile, forse come traduttrice mi è venuto più spontaneo.
    Dopo 26 anni di libri, poesie, sceneggiature, una marea di articoli di giornale, tutte le chiacchierate insieme. Un atto di giustizia poetica come mi ha detto Carmen, sua moglie. Lui era troppo generoso, voleva scrivere le storie degli altri e tutti gli chiedevano di scrivere la sua" dice la Carmignani. Ed è proprio Carmen Yanez, la poetessa cilena moglie di Sepulveda, ad aprire il libro con un'intensa poesia e a chiuderlo "come in un abbraccio" con una preziosa postfazione in cui sottolinea: "attraverso il genere della favola, creando personaggi ispirati dalla grandissima intesa che aveva con la natura e con gli animali, Lucho ha esaltato i valori di cui era fatto per passare all'umanità i concetti etici della diversità, dell'uguaglianza, del rispetto dell'altro e della solidarietà".
    Prima biografia dello scrittore, diversa da quelle classiche e rigorose, miniera preziosa di aneddoti e storie, il libro vede Sepulveda dialogare con il gatto Diderot, quello della Gabbianella. "Gli volevo dare un interlocutore, scrivere un libro che si rivolgesse a tutti, nella tradizione delle favole di Sepulveda per ragazzi dagli 8 agli 88 anni e quindi avevo bisogno di una voce che qualche volta lo sollecitasse a spiegare perchè la vita di Lucho è un pezzo di storia del Novecento, ci sono aspetti non solo duri ma complessi, la politica di Salvador Allende, il negazionismo. Sepulveda e Diderot è un po' come se fossero Don Chisciotte e Sancho Panza, un eroe e un personaggio che per contrasto gli sta accanto" e c'è anche la gatta Kissa che vive al Polo Nord e difende l'ambiente.
    Meravigliosa la cornice, in un bazar sul porto, ad Amburgo, pieno di oggetti strani, con 17 macchine da scrivere appartenute a grandi scrittori e scrittrici dei cinque continenti dove gli abitanti e i marinai di passaggio possono scegliere quella preferita per raccontare il giorno più felice della loro vita. Qui arriva Sepulveda, che agli occhi di Diderot assomiglia tanto al suo amico, il gatto Zorba, e sceglie la macchina da scrivere di Hemingway, da cui racconta questa storia.
    "Sepulveda scriveva sempre con i suoi gatti vicino. Amava molto Hemingway, aveva combattuto nella guerra di Spagna insieme all'adorato zio dello scrittore, Pepe Sepulveda, è un dato storico. Sono tutte cose che arrivano da Lucho quelle che racconto. Il libro è venuto velocissimo, come tirare un filo, in un mese e mezzo" spiega. E aggiunge: "dando voce a chi non aveva voce Sepulveda parlava a tutti. Credo che fosse la persona più lontana da un concetto aristocratico della letteratura che esista al mondo. Non ho voluto raccontare il Sepulveda scrittore perchè mi sembrava che i suoi libri, proprio per questa loro capacità di parlare a tutti potessero essere solo un po' banalizzati da me. Lucio citava sempre Cortazar che diceva che la vita deve avere la carica estetica della letteratura e la letteratura deve avere la carica etica della vita. Raccontando il Sepulveda uomo e cittadino in qualche maniera si illumina meglio la parte di scrittore che uno può leggersi da solo attingendo alla fonte" sottolinea.
    Piena di dettagli che restituiscono lo sguardo di Lucho che era serio, ma con gli occhi buoni e aveva un "senso dell'umorismo pazzesco", il libro ha anche delle foto indimenticabili che Carmen ha concesso con grande generosità: "ci tenevo che i ragazzi vedessero Neruda e Allende che si abbracciano, Lucio bambino, il vero Zorba" dice la traduttrice. La biografia si chiude con un breve accenno al ricovero in ospedale per Covid e il ritorno, che nel libro sembra di fantasia e in parte lo è, in Patagonia. "Ma Lucio tornerà davvero ai piedi del Corcovado, porteranno laggiù le sue ceneri non appena sarà finita la pandemia" spiega la Carmignani.
   

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