"Buongiorno, lei è licenziata". Il
libro-denuncia di Edi Lazzi, il segretario generale della Fiom
Torino, edizioni Gruppo Abele, dà voce alle donne
metalmeccaniche che, durante la crisi industriale, hanno lottato
per difendere le proprie fabbriche e il loro posto di lavoro, ma
non ce l'hanno fatta. Sono state licenziate da imprese che non
hanno più investito e hanno delocalizzato. Storie personali che
s'intrecciano con il racconto del declino industriale di Torino,
di fabbriche che non ci sono più, spazzate dalla grande crisi.
"Le donne parlano per tutti. Questa pubblicazione è una denuncia
che può e deve diventare parte costitutiva di una piattaforma",
sottolinea Francesca Re David, segretaria generale della Fiom,
che presenta il libro alla festa dei metalmeccanici Cgil
torinesi.
Sono tutte storie piene di rabbia e di dolore. "E' un
lutto: ti senti senza un senso. Ti senti nulla. Con il
licenziamento ti crolla tutto addosso, ti mancano tutte le
certezze", racconta Giuseppina della Martor di Brandizzo. "Ti
senti derubata anche della tua identità. Il lavoro è vita e te
la portano via. E' una cosa tremenda" spiega Rosanna,
licenziata nel 2014 dall'Agrati. La sua storia è come quella di
Angela, Anna, Daniela, Silvana, Giovanna, Assunta, Tania e
Maria Elena. Daniela della Pininfarina parla del crollo
psicologico, di molti colleghi che hanno tentato il suicidio
perchè "è tutta una catena che si spezza". Perdita della
dignità, disagio psichico e incertezza sul futuro sono gli
argomenti che ricorrono nel racconto di coloro che rimangono
senza lavoro, costrette a barcamenarsi tra lavoretti precari e
sottopagati. Ci sono le ricadute nelle case, le tensioni
familiari, gli stati d'animo dei bambini, dei figli. "Vorremmo
tornare a fare il nostro lavoro di operai, siamo disposti a fare
tutto il necessario per tornare a lavorare. Vogliamo
riappropriarci della nostra vita, della nostra dignità", dice
Maria Elena della ex Embraco, vertenza infinita e ancora in
corso. "Un libro dedicato a tutte le donne, l'altra metà del
cielo... quella più importante" è la dedica di Lazzi,
sindacalista con due lauree.
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