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Marco Damilano, lotte e intrighi, ecco il Romanzo Quirinale

Marco Damilano, lotte e intrighi, ecco il Romanzo Quirinale

Podcast l'11/11, 'italiani sfiduciati ma interessati a politica'

ROMA, 10 novembre 2021, 10:30

di Marzia Apice

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Marco Damilano, lotte e intrighi, ecco il Romanzo Quirinale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Damilano, lotte e intrighi, ecco il Romanzo Quirinale - RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Damilano, lotte e intrighi, ecco il Romanzo Quirinale - RIPRODUZIONE RISERVATA

Trame occulte e campagne mediatiche, intrighi e negoziati inconfessabili, tradimenti, scandali e colpi di scena: è una narrazione avvincente e "indiscreta" che svela le battaglie e i misteri legati alla conquista del centro del potere italiano quella proposta da Marco Damilano in "Romanzo Quirinale", la nuova serie di podcast in 6 puntate, prodotta da Choramedia, disponibile gratuitamente dall'11 novembre su Spotify, Apple Podcasts, Spreaker, Google Podcasts e Choramedia.com. Attraverso interviste ai protagonisti della scena pubblica, tra politici, giornalisti, storici e figure di primo piano, e con materiali d'archivio, il direttore de L'Espresso si cimenta per la prima volta in un podcast, da lui scritto e narrato, per ripercorrere e spiegare cosa si nasconde dietro l'elezione del Capo dello Stato, in vista dell'appuntamento di febbraio, quando sapremo chi sarà il successore di Sergio Mattarella: un debutto che ha il sapore di una vera e propria "sfida, non solo perché lavorare con la voce non è facile, ma perché si tratta di una scrittura nuova, essenziale, molto comunicativa e colloquiale destinata a un pubblico diverso da quello della carta stampata e della tv, per raccontare una storia complessa, di manovre, doppi giochi e trabocchetti", afferma in un'intervista all'ANSA l'autore, che affronta lo stesso tema anche nel libro "Il Presidente", in uscita con La nave di Teseo il 18 novembre. Quella che Damilano definisce "un'inchiesta giornalistica sul potere italiano" arriva senza dubbio in un momento particolarmente delicato per il nostro Paese, alle prese con il semestre bianco ma anche con la quarta ondata del covid: "Siamo in una situazione senza precedenti, però sul piano storico le elezioni del presidente sono spesso cadute in una fase di passaggio", afferma il giornalista. "Penso per esempio alle elezioni del 1992, oggetto della prima puntata del podcast, che furono segnate dall'inchiesta di Mani pulite e dalla strage di Capaci. La conquista del Quirinale è un fatto di palazzo, ma in realtà riflette bene lo sconvolgimento della società italiana. Anche ora è la stessa cosa: bisognerà capire in che modo eleggere un presidente che il Paese interpreta come uomo di unità nazionale in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo". Anche questa volta la partita del Quirinale sarà complessa: chi la vincerà? "Credo che il candidato naturale sia Mario Draghi, ma non è mai successo che il presidente del Consiglio in carica sia poi stato eletto a capo dello Stato né che lo sia diventato un politico di primo piano, un leader della maggioranza. Sarebbe un cambiamento di portata costituzionale. Se non sarà Draghi, le ipotesi sono ovviamente molte, chissà, forse potrebbe essere una donna e sarebbe un bel modo per rinnovare le istituzioni". Dopo due anni di covid, gli italiani sono ancora appassionati di politica o c'è stato un ripiegamento sulla sfera personale? "Penso che gli italiani siano sempre appassionati di politica, ma che ora facciano fatica a sentirsi rappresentati da questi politici. C'è la sensazione che il voto sia inutile, che ci siano troppi cambi di casacca, che leader nuovi che sembravano rappresentare una rottura siano invece poi rientrati nei ranghi, come è accaduto con Di Maio", prosegue. "Non c'è fiducia, è vero, ma questo non va confuso con il disinteresse". Nel libro "Il Presidente" affronta ancora lo stesso tema, ma con uno sguardo più analitico. "Per il libro ho usato una scrittura diversa, offrendo più interpretazioni dei fatti", racconta Damilano. "Mi sono soffermato sulla figura del presidente che nei primi decenni della storia repubblicana sembrava notarile, scolorita, utile a certificare i leader di partito, ma che poi è via via diventata il cuore del sistema politico. Oggi il presidente della Repubblica è il tutore del Paese, quasi un Padre da cui non si può prescindere. E lo dimostra anche l'attenzione di molte cancellerie internazionali che guardano al Quirinale con interesse: da chi sarà presidente dipende il destino dell'Italia, ma un po' anche quello dell'Europa e dell'Occidente". Che opinione ha della presidenza di Sergio Mattarella? "Definisco Mattarella un invisibile custode, riprendendo Battiato. E' stato un presidente che non si è manifestato in modo fragoroso, più defilato sul piano mediatico, ma la sua guida si è rivelata importante durante la pandemia, ha convocato Draghi con un atto di coraggio, chiamando i partiti alla responsabilità", dice ancora. "La sua presidenza è stata drammatica, perché ci sono stati il terremoto del 2016, la caduta del Ponte Morandi nel 2018 e la pandemia, e lo è stata anche sul piano politico: dopo il fallimento di Renzi e la vittoria del no al referendum costituzionale, il sistema politico è letteralmente impazzito. Ma gradualmente Sergio Mattarella è diventato centrale per il Paese: ha cercato la sostanza, non la visibilità".

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