(dell'inviata Mauretta Capuano)
Potrebbe "svolgersi ovunque" la
storia del palestinese Bassam e dell'israeliano Rami, due padri
accomunati da una tragedia: la morte delle loro rispettive
figlie. A dirlo è lo scrittore irlandese National Book Award
Colum McCann che la ha raccontata in 'Apeirogon' (Feltrinelli)
al suo arrivo a Mantova dove il 12 settembre chiuderà, in un
attesissimo incontro, la 25/ma edizione del Festivaletteratura
di Mantova.
Abir ha 10 anni e viene colpita da un proiettile di gomma e
Smadar ha 13 anni, ed è vittima di un attentato suicida. Nel
conflitto israelo-palestinese, nelle strade che sono autorizzati
a percorrere, Bassam e Rami diventano amici per la pelle e fanno
del loro dolore un'arma per la pace nel romanzo di McCann. "La
storia di Rami e Bassam è in fondo la storia delle loro figlie.
La cosa più interessante per me è stato pensare che tutti
possiamo essere più o meno complici in qualche maniera e più o
meno coinvolti. Questo romanzo non è un libro esclusivamente sul
conflitto israelo-palestinese, potrebbe essere ambientato un po'
ovunque, da Roma a Dublino passando per il Bronx. Tutti siamo
coinvolti e implicati anche se non lo sappiamo. Del resto non è
forse vero che gli scienziati odierni sempre di più convergono
verso una formulazione della teoria del tutto che forse è una
unica storia?" dice all'ANSA McCann.
'Apeirogon', pubblicato nella traduzione di Marinella Magrì,
potrebbe diventare un film di Steven Spielberg. "Alla
trasposizione cinematografica abbiamo pensato a lungo e molto
approfonditamente e ci stiamo ancora pensando. Sono andato a
riferire di questa proposta a Rami e a Bassam e ne abbiamo
parlato a lungo chiedendoci: 'ma possiamo fare questa cosa,
dobbiamo farla? Ci siamo messi ad analizzare i possibili
benefici e fantasmi. Abbiamo chiesto che se questa
trasposizione verrà realizzata le due famiglie, quella di Rami e
quella di Bassam, siano coinvolte nel processo a livello di
consulenza, che possano dire la loro, che abbiano voce in
capitolo sulla sceneggiatura. Tutte le persone che sperano di
realizzare questo film si prefiggono di raggiungere un risultato
che sia equilibrato, che sia Spielberg a dirigere o produrre o
che sia un altro regista. Ovvio che capiamo quali possono essere
i rischi. Io però sono fiducioso che dalla trasposizione
cinematografica possa emergere lo spirito vero di questa storia.
L'ok è venuto fortemente da entrambe le famiglie. La storia non
è facile da raccontare. Spero e confido che il risultato sarà
fedele allo spirito del mio libro e alle persone che sono
direttamente implicate".
E cosa pensa lo scrittore, che è irlandese ma è tornato più
volte in quei territori e in una di queste ha incontrato i due
uomini che hanno ispirato questa storia, del conflitto tra
Israele-Palestina? "Mi limito ad ascoltare Rami e Bassam e
quello che dicono. Dobbiamo smetterla di pensare a quale sarà
la soluzione. Prima di tutto israeliani e palestinesi e non
occorre che si vogliano bene, che si siamo simpatici, devono
cominciare a capirsi. Se no non potrà mai cominciare quel
processo che fa sì che si spezzino le barriere e ci si cominci
ad avvicinare veramente alla pace. Però occorre che finisca
l'occupazione. Queste sono le premesse indispensabili. In quei
luoghi ci sono stato a lungo, ho fatto più viaggi e ho un vero
amore per quella terra e le persone che la abitano. Dobbiamo
ascoltare la profonda intelligenza che viene dal dolore che è
quella di Rami e Bassam" afferma lo scrittore. E spiega: "sono
irlandese. Il nostro conflitto è andato avanti per 800 anni e
siamo riusciti ad avviare un processo di pace che ha dato dei
frutti interessanti. E' chiaro che penso che finisca questo
conflitto, ma bisogna capire in che modo può finire. E per farlo
finire dobbiamo tutti dare ascolto a Rami e Bassam" ribadisce lo
scrittore secondo il quale la "pandemia ci ha fatto sentire
tutti insignificanti e al tempo stesso molto importanti perché è
diventato fondamentale tutto, anche il modo in cui ti comporti
uscendo di casa".
Per scrivere questa storia strutturata come una composizione,
per canti, geometrica, ci sono voluti 5 anni. "A due anni da
quando ho cominciato a scrivere ho avuto uno di quei momenti in
cui si dice Eureka! Ho trovato la chiave. Bassam e Rami
raccontano la storia delle figlie per mantenere in vita le
figlie. Ma questo mi sono detto è Shahrazad. E' molto difficile
scrivere tanti canti, tanti capitoli con la necessità di tenere
insieme tutto come se stessi componendo una sinfonia. Mi pare di
aver trovato la via per raggiungere una certa armonia con questo
espediente de 'Le mille e una notte'" dice MCCann e si prepara
all'evento conclusivo di domani dedicato a 'La rivoluzione è
capire l'altro'.
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