L'emergenza sanitaria legata alla
pandemia non gli consentirà di tornare in Abruzzo, quest'estate,
dagli Stati Uniti, ma Jonathan Montepara non si perde d'animo e
continua ad allenarsi in attesa di ricominciare a danzare. A 22
anni, dopo una borsa di studio alla Princeton Ballet School
Summer Intensive, Jonathan è stato promosso 'Artist' nella
Compagnia dell'American Repertory Ballet (Arb): da apprendista è
stato quindi assunto nel corpo di ballo. Un traguardo raggiunto
in quattro anni, al termine degli studi nella Scuola del
Balletto di Roma dove è approdato dopo aver mosso i primi passi
nella scuola di danza 'Arabesque' di Orsogna (Chieti), il suo
paese ai piedi della Majella; sono originari di qui almeno 7
mila italo-americani negli Usa.
Una grande passione scoperta quasi per caso, da bambino,
quella per la danza che ha spinto Jonathan a lasciare
giovanissimo la famiglia pur di studiare ai massimi livelli. "A
Roma ho studiato con il maestro russo Alexandre Stepkine e nello
spettacolo di fine anno ho avuto il ruolo di primo ballerino in
'Paquita'. Come membro della Junior company del Balletto di Roma
ho danzato in Italia in 'Coppelia', balletto neoclassico della
coreografa Milena Zullo. Essere lontano da casa non è facile -
dice - Sono molti i sacrifici, ma per fortuna nella danza
bisogna allenarsi tutti i giorni per ore". E durante il lockdown
ha trovato il modo, insieme ai coinquilini, di creare una
coreografia sfruttando stanze, scale e cortile di casa. "Non è
certo possibile saltare come fai sul palco, quindi abbiamo
dovuto adattare il tutto agli spazi a disposizione, ma è stato
divertente".
"La varietà di stili e culture che si incontrano negli Stati
Uniti e le icone della danza con cui puoi lavorare, ecco il
motivo per cui sono qui" dice dal New Jersey Jonathan che ha
calcato le scene diretto da coreografi quali Kirk Peterson e
José Manuel Carreno. La sua versatilità gli ha consentito di
esprimersi sia in balletti classici come Lo Schiaccianoci,
Giselle, sia moderni: Airs di Paul Taylor, Blue Until June di
Trey McIntyre, Beyond the Normal di Riccardo de Nigris.
"In questo momento non bisogna dimenticare l'importanza
dell'Arte. E l'Italia - sottolinea Jonathan - deve continuare a
mostrare vivo interesse verso le arti, performative e non,
quindi continuare a investire sui talenti, che non mancano".
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