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Adam, un inno alla donna nella Medina di Casablanca

Maryam Touzani

Adam, un inno alla donna nella Medina di Casablanca

Solidarietà al femminile nel film della regista Maryam Touzani

ROMA, 06 giugno 2021, 09:48

di Francesco Gallo

ANSACheck

Adam - RIPRODUZIONE RISERVATA

Adam - RIPRODUZIONE RISERVATA
Adam - RIPRODUZIONE RISERVATA

ADAM, della regista marocchina Maryam Touzani, è un inno alla donna e alla sua capacità di accogliere, soffrire, dare la vita ed amare. Un inno alla sua forza silenziosa, quella delle protagoniste di questo film pieno di poesia già nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes e ora in sala con Movie Inspired.
    Questa la storia. Samia (Nisrin Erradi), una giovane donna visibilmente incinta, bussa a tutte le porte, in cerca di lavoro e di un posto per dormire. Si capisce subito che è una brava persona e che è davvero disperata. A una di quelle porte trova Abla (Lubna Azabal), una vedova con il cuore in inverno che vive con sua figlia Warda (Douae Belkhaouda) di otto anni. Nonostante le sue molte chiusure, Abla alla fine accoglie Samia per la notte. E qui inizia il più bel rapporto che si possa immaginare tra tre donne, basato su silenzi, chiusure affettive, sorrisi accennati e complicità. Una complicità che si lega anche alla discriminazione di un mondo che relega le donne in un recinto: Abla, per non essere dannata dalla società, non può che dare in affidamento un figlio senza padre, e Warda è chiusa ancora nel dolore di un marito scomparso troppo presto e, proprio come Abla, è una donna sola in un mondo in cui "poche cose appartengono alle donne".
    Centrale in ADAM anche la panetteria in casa di Warda, nella Medina di Casablanca, da cui sforna pane e dolci che vende dalla finestra della cucina. Qui la donna cerca di conciliare il suo lavoro, la crescita di una figlia vivace e non dare nessuno spazio alle avance romantiche di un suo fornitore di farina e zucchero.
    In questo film al femminile, prodotto da Ali N' Productions (Marocco), Les Films du Nouveau Monde (Francia) e Artémis Productions (Belgio), stupenda la fotografia della polacca Virginie Surdej.
    "Mantenere la linea artistica per tutto il film, in uno spazio quasi chiuso, con una finestra aperta sul mondo, e avere luce e colore che accompagnano l'evoluzione dei miei personaggi all'interno di questo spazio - spiega la regista - è stata la cosa più difficile -. Volevo scavare sotto la loro pelle e far emergere il loro essere interiore attraverso le immagini, prestando attenzione ai dettagli più insignificanti. Mi sono molto lasciata guidare, in questo, dai dipinti di Caravaggio, Vermeer, Georges de la Tour".
    Una curiosità: la regista Maryam Touzani, che ha anche scritto il film, si è ispirata a un'esperienza vissuta in prima persona. Nella sua casa di Tangeri i suoi genitori dettero infatti rifugio a una donna incinta per diversi giorni, in un periodo in cui essere una donna incinta non sposata era illegale in Marocco.
   

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