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Perulli e il debito sovrano

Perulli e il debito sovrano

La società nella fase estrema del capitalismo, l''indebitante'

ROMA, 13 novembre 2020, 09:53

di Monica Paternesi

ANSACheck

La copertina de 'Il debito sovrano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina de  'Il debito sovrano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina de 'Il debito sovrano ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

PAOLO PERULLI, IL DEBITO SOVRANO (La Nave di Teseo, pp. 320, 20 euro). Nuovo modello di sviluppo cercasi. In fretta. Perchè questa è l'era del capitalismo indebitante, l'ultimo stadio del capitalismo che si autoalimenta grazie ad una finanziarizzazione estrema del sistema sempre più avulso dall'economia reale. Diventa quindi impellente per la sopravvivenza della società, trovare strade alternative E' questo il tema dell'indagine di Paolo Perulli nel suo nuovo libro. "Il debito sovrano", sottotitolo appunto 'la fase estrema del capitalismo' in uscita per i tipi della Nave di Teseo nella collana Krisis, diretta da Massimo Cacciari e Natalino Irti . E' un capitalismo che fa paura quello analizzato da Perulli, che è un po' mostro acefalo e che si riproduce "mediante l'indebitamento veicolato in prodotti finanziari che il capitalismo finanziario deve continuare a produrre illimitatamente, che a loro volta riproducono debito, in una spirale senza fine. E per questa via procede indebitando tutti, perché non vi è protezione o isolamento dal contagio". Insomma, un capitalismo immemore che cresce "indebitando il futuro" e che lo consuma, così come consuma il territorio, l'ambiente sociale e naturale. Perulli ipotizza un nesso "tra debito e degradazione della natura: un rapporto da analizzare. L'uno alimenta l'altro: il debito infatti serve a trasformare la natura in merce, dovunque nel mondo". Forse un inedito scontro finale tra capitalismo ed ecologia si prepara, occultato dai comportamenti dei governi e dalla retorica delle organizzazioni internazionali", dice. E non solo, dice Perulli, perchè in questa situazione è " gravemente ridimensionata la capacità regolativa delle istituzioni politiche sui mercati del capitale, in particolare quelli finanziari" mentre un altro elemento sta contribuendo a questo nuovo volto del capitalismo, l'algoritmo, la tecnofinanza. E allora? "Solo un altro contratto sociale potrà frenare/arrestare il disordine" scrive l'autore, che si basi sul "distribuire la conoscenza a tutti, sui prodotti e i problemi, sulle minacce e i rischi, sulle opacità e i segreti del capitalismo finanziario. Richiedere trasparenza alla finanza. Rompere la "credenza" nel debito".
    E per fare questo, sottolinea Perulli , serve una vera e propria rivoluzione scientifica che ci consenta un totale cambio di paradigma , perchè se è vero che le radici del cambiamento possono essere in quegli obiettivi globali di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu -dalla lotta alle diseguaglianze e alla povertà alla parità di genere, dalle città sostenibili all'economia circolare- quella rivoluzione non deve partire dall'alto, ma dalla sperimentazione dal basso attraverso la quale risalire poi ad una esperienza globale diversa per un nuovo disegno che non sia basato solo sulla logica del profitto. Ci riusciremo, o sarà l'ennesima, ultima, tempesta perfetta? La fiducia nella capacità di evoluzione dell'essere umano, garantisce da un lato, dice l'autore, che però avverte che neppure un finale "apocalittico" può essere escluso.
   

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