Ammonta a 55,6 miliardi di euro lo
stock dei debiti commerciali di parte corrente della Pubblica
Amministrazione italiana verso i propri fornitori, costituiti
prevalentemente da Pmi. Lo denuncia l'Ufficio studi della Cgia
di Mestre (Venezia), aggiungendo che "quando lo fa, ciò avviene
con grave ritardo rispetto ai tempi di pagamento previsti dalla
legge".
In Italia - secondo le elaborazioni della Cgia - le commesse
della nostra Pa ai privati ammontano complessivamente a circa
150 miliardi di euro all'anno, e il numero delle imprese
fornitrici si aggira attorno a un milione.
Per quanto concerne l'Indicatore di Tempestività dei
Pagamenti (Itp), il ministero meno "reattivo" a saldare le
fatture è stato l'Interno con un indice pari a +67,09 giorni:
ciò vuol dire che il Viminale liquida i propri fornitori con
oltre 2 mesi di ritardo rispetto alla scadenza prevista dal
contratto. Seguono le Politiche agricole con +42,28 e la Difesa
con +32,75.
Tra le amministrazioni regionali, i maggiori ritardi si sono
registrati in Abruzzo con 62 giorni oltre la scadenza, in
Basilicata con 39,57 e in Campania con 9,74 giorni. Tra i
comuni, la situazione più critica è a Napoli, con 228,15 giorni,
a Lecce 63,18 e a Salerno 61,57. Tra le Asl, infine, quella di
Napoli 1 Centro ha pagato con un ritardo di 43,77 giorni, l'Usl
Toscana Nord Ovest con 22,34 e la Napoli 2 Nord con 16,92.
Per risolvere questa annosa questione, che sta mettendo a
dura prova tantissime Pmi, l'Ufficio studi della Cgia suggerisce
"la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti
certi maturati da un'impresa nei confronti della Pa e i debiti
fiscali e contributivi che essa deve onorare all'erario. Grazie
a questo automatismo - aggiunge l'associazione artigiana -
risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da decenni.
Senza liquidità a disposizione".
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