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Energia: emergenza Pmi, 36% alzerà prezzi,26% chiuderà prima (2)

Energia: emergenza Pmi, 36% alzerà prezzi,26% chiuderà prima (2)

ROMA, 02 ottobre 2022, 11:33

Redazione ANSA

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Il caro-energia, poco sorprendentemente, è in testa anche ai desiderata delle imprese per l'esecutivo in formazione. A chiedere nuove misure per contenere gli importi delle bollette è il 54%, oltre un'impresa su due, mentre il 28% desidera interventi anche per frenare l'innalzamento dei prezzi di beni e servizi, in primo luogo delle materie prime. Il 33% vorrebbe invece un'accelerazione l'attuazione del PNRR ed il 30% la riduzione della burocrazia, mentre l'11% vorrebbe una moratoria sui finanziamenti. Il 6%, infine, chiede, un aumento delle pensioni.
    Tra le priorità delle piccole imprese c'è, ovviamente, anche il fisco, sottolinea Confesercenti: il 31% pensa che sia urgente procedere alla riduzione del cuneo fiscale, mentre il 13% chiede il taglio dell'Irpef. Più variegate, invece, le opinioni delle Pmi sulla possibilità di una pace fiscale o di un condono: il 36% dice sì, dichiarandosi favorevole (25%) o molto favorevole (11%), il 29% la rifiuta, con una quota del 17% di contrari e del 12% di imprenditori del tutto contrari. Il 25%, invece, non si ritiene né pro né contro all'ipotesi.
    La lista di priorità non coincide del tutto, però, con le misure che si ritiene verranno più probabilmente portate a termine. Nonostante l'intervento sulle tariffe energetiche sia in assoluto il più richiesto, ad esempio, solo l'8% ritiene si arriverà ad un price cap di luce e gas. Si scommette invece sull'arrivo di una riforma del reddito di cittadinanza (35% delle indicazioni) e sugli interventi sull'immigrazione (32%).
    Anche se in misura minore, vengono ritenute probabili pace fiscale (24%), flat tax per le imprese (22%), riforma della giustizia (21%), taglio dell'Irpef (20%), e riduzione del cuneo fiscale (17%). La maggioranza relativa delle Pmi (il 37%), si aspetta che la nuova legislatura sia più stabile di quella appena conclusa; il 20% meno stabile, mentre il 28% scommette su un livello di instabilità più o meno simile.
   

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