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>ANSA-INTERVISTA/ 'L'Italia sostiene la stabilità dell'Iraq'

>ANSA-INTERVISTA/ 'L'Italia sostiene la stabilità dell'Iraq'

Parla Maurizio Greganti, da sei mesi ambasciatore a Baghdad

BEIRUT, 21 giugno 2022, 12:51

Redazione ANSA

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Maurizio Greganti, ambasciatore d 'Italia a Baghdad - RIPRODUZIONE RISERVATA

Maurizio Greganti, ambasciatore d 'Italia a Baghdad - RIPRODUZIONE RISERVATA
Maurizio Greganti, ambasciatore d 'Italia a Baghdad - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Lorenzo Trombetta) L'Italia "sostiene autenticamente la stabilità e la prosperità dell'Iraq. E' un nostro interesse primario", afferma Maurizio Greganti, ambasciatore d'Italia a Baghdad. Attore chiave in Medio Oriente, l'Iraq si trova oggi di fronte a molteplici sfide: un prolungato stallo politico, il contrasto al terrorismo, le ripercussioni della guerra in Ucraina sull'approvvigionamento alimentare, gli effetti nocivi del cambiamento climatico.
    "Anche se è stato sconfitto come entità territoriale nel dicembre del 2017, cellule dell'Isis, o Daesh, esistono ancora, specialmente nelle aree desertiche del Nord del Paese", afferma Greganti in una intervista all'ANSA. L'ambasciatore sottolinea come l'Italia svolga dal 2003, anno della seconda Guerra del Golfo, "un ruolo importante nell'ambito della difesa e della sicurezza dell'Iraq. C'è da ricordare che l'Italia ha pagato un prezzo altissimo a Nassiriya", afferma in riferimento al sanguinoso attentato compiuto nella città nel novembre del 2003 nel quale furono uccise 28 persone (19 italiani e 9 iracheni).
    "Nonostante i momenti bui, non abbiamo mai lasciato il territorio, anzi: il 10 maggio scorso l'Italia ha assunto il comando della missione Nato in Iraq col generale Giovanni Maria Iannucci. E' una testimonianza importante, che conferma il ruolo dell'Italia nel Paese in una fase molto delicata per gli equilibri internazionali", afferma Greganti.
    Equilibri che sono in rapido mutamento su scala globale, a causa innanzitutto della guerra in Ucraina. Questa, osserva l'ambasciatore, ha avuto effetti contrastanti in Iraq: da una parte ha fatto entrare più risorse nelle casse dello Stato, grazie all'aumento del prezzo del petrolio; dall'altro, l'aumento dell'inflazione, soprattutto per i beni di prima necessità e i generi alimentari, ha peggiorato le prospettive economiche in un contesto già non facile, dopo le distruzioni dell'Isis e la pandemia.
    Proprio per questo l'Italia non abbandona l'Iraq. E "ha investito 300 milioni di euro in numerosi progetti di sviluppo.
    Tra questi - dice Greganti - spicca il sostegno a Mosul e alle comunità che abitano le zone liberate dal Daesh; le attività in Kurdistan con UN Women a favore delle donne e contro la violenza di genere; inoltre, l'Italia sostiene numerosi progetti di Unesco per la scolarizzazione, le operazioni Onu di sminamento e il lavoro di diverse organizzazioni non governative, a partire dal Comitato internazionale della Croce Rossa".
    Anche in ambito commerciale Greganti sottolinea i buoni rapporti di lunga data tra Italia e Iraq, con un interscambio che nel 2021 ha raggiunto i 4 miliardi di euro. "Le nostre imprese sono qui da più di mezzo secolo, specialmente nel settore dell'energia", afferma, ricordando la presenza di Eni che gestisce il sito petrolifero di Zubayr nel Sud.
    L'Italia è poi al fianco dell'Iraq anche in ambito culturale: "L'interesse degli studenti iracheni per l'italiano e per le opportunità di studio in Italia è in continuo aumento, così come la passione dei nostri archeologi per l'antica Mesopotamia".
    Attualmente sono attive in tutto l'Iraq 18 missioni archeologiche italiane finanziate dalla Farnesina. "I nostri archeologi hanno, fra l'altro, avuto un ruolo importante nel processo di iscrizione nella lista del patrimonio Unesco del sito di Ur-Uruk-Eridu e delle paludi del Sud. Non dimentichiamo poi - aggiunge l'ambasciatore - il grande lavoro svolto dall'Italia per il ripristino del Museo archeologico di Baghdad, oggi largamente restaurato grazie a esperti italiani dopo il terribile saccheggio del 2003".
    "Sono convinto che la cultura rappresenti per l'Iraq il nuovo petrolio, la nuova ricchezza su cui investire per la crescita del Paese, la diversificazione dell'economia e il rafforzamento dell'identità nazionale. E l'Italia è pronta, come sempre, a dare il suo appoggio a un Paese amico come l'Iraq".
   

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