(di Filippo Cicciù)
Lacrimogeni contro i dimostranti
che marciano nel centro di Teheran e altre città, spari contro
le case di chi grida slogan dalle finestre, pesanti limitazioni
all'uso di internet e manifestazioni continuamente represse
anche nelle università. Dopo quasi tre mesi, la protesta esplosa
in Iran pare essere inarrestabile e il sostegno alla piazza
comincia ad arrivare anche dalle istituzioni oltre che dalla
sorella della Guida suprema Ali Khamenei, dopo che ieri l'ex
presidente Mohammad Khatami aveva chiesto che venissero
ascoltate le richieste dei manifestanti.
"I nostri servizi continueranno ad essere offerti a tutti i
cittadini", ha messo in chiaro il direttore della Banca centrale
dell'Iran Ali Saleh-Abadi, definendo "falsità" l'annuncio di un
deputato che aveva proposto il blocco dei conti bancari per le
donne che trasgrediscono alla legge sull'uso del velo
obbligatorio. Badri Hosseini Khamenei, sorella del leader Ali al
potere dal 1989, ha detto invece che se non fosse anziana
sarebbe scesa in strada con i manifestanti, dichiarando la sua
opposizione al "califfato dispotico" del fratello che dirige un
"sistema criminale". La lettera aperta è stata pubblicata oggi
dopo che nelle scorse settimane sua figlia Farideh era stata
arrestata per aver sostenuto le dimostrazioni. "Spero di vedere
la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia",
ha scritto Badri Khamenei invitando le Guardie della rivoluzione
ad "abbandonare le armi il prima possibile e ad unirsi al popolo
prima che sia troppo tardi".
Gli scioperi indetti dagli attivisti sono continuati oggi per
il terzo giorno consecutivo in varie città del Paese, nonostante
le minacce ai commercianti, ma durante il giorno la protesta ha
coinvolto soprattutto le università dove ci sono stati arresti e
scontri con le forze dell'ordine. "Le studentesse sono sveglie e
odiano la dittatura", hanno gridato alcune delle universitarie
in un ateneo di Teheran. Tra loro qualcuna non aveva il velo.
Poco prima il presidente Ebrahim Raisi era entrato scortato
nell'università della capitale per un discorso in occasione del
Giorno dello studente a una platea che secondo media di
opposizione era stata meticolosamente selezionata. "Alcuni mi
avevano consigliato di non venire qui oggi", ha detto il
presidente ultraconservatore sostenendo che "non c'è nessun
problema nel protestare" in Iran ma "la protesta è diversa dalla
rivolta".
Nel frattempo si fa sempre più profonda la frattura tra il
mondo occidentale e il regime degli ayatollah, che anche oggi ha
attaccato gli Stati Uniti e l'Europa per avere criticato fin da
subito la repressione delle dimostrazioni iniziate il 16
settembre dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne che ha perso
la vita dopo essere stata messa in custodia perché non portava
il velo in modo corretto. Washington e i Paesi europei hanno
sostenuto "gli eversivi e i rivoltosi", ha tuonato il ministro
dell'Intelligence Esmail Khatib promettendo che "mosse del
genere non resteranno senza risposta" e accusando politici
americani e tedeschi di essersi incontrati "con gruppi di
terroristi separatisti nel Kurdistan iracheno" che secondo
Teheran forniscono armi ai manifestanti. Il funzionario della
Repubblica islamica ha anche definito "sciocco" il presidente
francese Emmanuel Macron per aver affermato che è in corso una
rivoluzione in Iran e ha accusato due francesi che si trovano
nelle carceri iraniane di essere "agenti segreti coinvolti nelle
rivolte" con una "missione" da portare a termine di cui Teheran
è consapevole.
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