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Scuola, più soldi a professori del nord? C'è anche il no delle Regioni

Scuola, più soldi a professori del nord? C'è anche il no delle Regioni

Valditara, classi da 10 e stipendi più alti contro dispersione 

ROMA, 27 gennaio 2023, 18:35

Redazione ANSA

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Giuseppe Valditara - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giuseppe Valditara - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giuseppe Valditara - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ragionare con sindacati e Regioni sul costo della vita più alto al nord e trovare le soluzioni insieme per favorire, in termini di migliori guadagni, il personale scolastico, che proprio in quei territori scarseggia. Questo l'intento del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, come ha chiarito lui stesso ma gli esponenti degli enti locali con cui dovrebbe dialogare - soprattutto al Sud ma non solo - e praticamente tutti i sindacati - tranne Anp - sono fortemente contrari alla sua proposta. Con loro si schiera anche parte del mondo cattolico.

Per il governatore della Campania, Vicenzo De Luca, la proposta differenziazione di stipendi "vuol dire di accentuare elementi di separazione del Paese, il divario tra Nord e Sud e abbandonare ogni politica meridionalistica. Sappiamo che a Milano - sottolinea De Luca - il costo della vita è maggiore che a Napoli, ma sappiamo anche che a Milano in famiglia lavorano tutti mentre nel Sud se lavora uno della famiglia è già un miracolo. Il tasso di occupazione del Paese nel Nord sfiora il 70% e nel Sud è al 40% e che la disoccupazione giovanile è doppia rispetto al nord. Quindi è fuorviante ragionare sul costo della vita". Sulla stessa linea anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.

"Se si stabilisce che chi lavora al nord, sia esso un insegnante come un medico, guadagna di più, si crea un incentivo alla migrazione ed è quello che non serve all'Italia il cui problema è invece ridurre i divari", osserva il primo cittadino. Ma anche per il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, candidato alla corsa della segreteria del Pd, "gli insegnanti e gli operatori della scuola vanno pagati tutti di più, come succede negli altri Paesi europei, altro che stipendi differenziati per i docenti". Il candidato alle regionali per il centrosinistra nel Lazio, Alessio D'Amato si dice "totalmente contrario al ripristino di gabbie salariali; semmai tema è di una crescita complessiva del sistema e non creare scuole di serie A e B".

"L'idea di tornare a differenziazioni stipendiali fra lavoratori del nord e del sud è vecchia e superata: invece di pensare a differenziare gli stipendi, il governo dovrebbe occuparsi di colmare le distanze in termini di servizi, collegamenti e opportunità fra le regioni", è il parere anche dell'assessora alla Scuola di Roma Capitale, Claudia Pratelli. Bordate arrivano da una parte del mondo cattolico. "La scuola pubblica - attaccano le Acli, le Associazioni cristiane dei lavoratori - va riorganizzare e rilanciata, non tagliata. Queste dichiarazioni paiono più figlie di una campagna elettorale che sarebbe ora di mettersi alle spalle e di una cultura che non si rende conto che le differenze territoriali, anche economiche, sono sempre più distanze che stanno ingrossando una successione silenziosa, che frammentano l'unità nazionale".

A difendere il ministro è invece il quotidiano Avvenire. Anche tutto il mondo dei sindacati, tranne i presidi, ma solo quelli di Anp, è fortemente contrario a proposte di differenziazioni sindacali. L'unitarietà nazionale del sistema istruzione e ricerca - dicono in coro - non deve essere messa in discussione e, conseguentemente, il contratto collettivo è e deve rimanere nazionale. Intanto il ministro ragiona anche sul problema della dispersione scolastica di cui l'Italia ha purtroppo il più alto tasso in Ue: l'intenzione è avviare una sperimentazione con 150 scuole fra le più 'critiche', formando classi da 10 studenti e insegnanti formati appositamente e meglio pagati. In legge di bilancio sono stati inseriti 150 milioni che verranno utilizzati per valorizzare gli insegnanti impiegati in attività di orientamento e di contrasto alla dispersione.

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Alla scuola pubblica mancano finanziamenti che potrebbero arrivare dal privato. E al nord il costo della vita è più alto: vanno trovate soluzioni per il personale scolastico di quei territori - dove peraltro è forte la mancanza di docenti - con i sindacati e le Regioni. Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ragiona su questi temi intervenendo alla piattaforma di dialogo promossa da PwC e gruppo Gedi "Italia 2023: persone, lavoro, impresa" e scatena una mare di polemiche. Ed è arrivata una prima intesa tra la ministra del Lavoro, Marina Calderone e il ministro Valditara per ampliare le coperture assicurative Inail degli studenti anche nei percorsi formativi, la cosiddetta alternanza scuola-lavoro.

"Credo che tornare a una differenziazione di gabbie salariali come c'era 50 anni fa sia una follia, il nostro Paese è già abbastanza diviso non ha bisogno di aumentare le divisioni", tuona di prima mattina il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, riferendosi alle parole di Valditara. Anche per il segretario Flc Cgil, Francesco Sinopoli, "il problema delle risorse riguarda tutto il personale della scuola: il ministro dovrebbe far finanziare il contratto collettivo, che ora vede zero euro. Il combinato disposto tra ingresso dei privati e disarticolazione del sistema contrattuale è la distruzione della scuola pubblica". Sulla stessa linea la Cisl e la Uil scuola, lo Snals e la Gilda. Ivana Barbacci, (Cisl scuola) ricorda che "il sistema di istruzione deve rimanere nazionale ma le Regioni, già oggi, possono sostenere le scuole fornendo incentivi in termini di personale e di progetti per incrementare l'offerta formativa".

"L'unitarietà del sistema istruzione non deve essere messa in discussione ed il contratto collettivo deve rimanere nazionale", le fa eco Elvira Serafini (Snals). Diversa è la posizione dei presidi di Anp che plaudono all'idea che il privato possa sostenere la scuola pubblica. "Bisogna capire quale sarà la strada ma potrebbe essere quella di un consistente sgravio fiscale che consentirebbe alle aziende di respirare e al tempo stesso drenare parte delle risorse attualmente destinate all'erario dandole direttamente all'amministrazione scolastica", dice il presidente di Anp nazionale, Antonello Giannelli. E per Mario Rusconi, presidente di Anp Roma, l'idea di pagare di più il personale che lavora e vive al nord è 'abbastanza sensata': "molti docenti - racconta il dirigente scolastico - trovano posto di lavoro nelle regioni del nord ma non accettano perchè il costo della vita è troppo alto". L'opposizione attacca in forze Valditara. Il Pd parla di "visione antimeridionalista" del ministro, di "accanimento contro il sud", di proposta "inaccettabile, che spacca l'Italia" con uno "spirito divisivo, pericoloso".

Per M5s quella di Valditara "è la scuola delle diseguaglianze". Anche Azione bolla le parole del ministro come "un cumulo di sciocchezze". "Siamo difronte ad un disegno sempre più pericoloso della destra al governo, a cui è arrivato il momento che le opposizioni comincino a dare una risposta forte ed unitaria", dice il segretario di SI Nicola Fratoianni. Di proposta "razzista e discriminatoria" parla Angelo Bonelli (Verdi). Ma il titolare di viale Trastevere in serata precisa che "non è mai stato messo in discussione il contratto nazionale del mondo della scuola", di non aver "mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud" e di aver solo "riportato una problematica sollevata da alcune regioni riguardo il differente costo della vita nelle diverse città italiane. Insieme con sindacati e Regioni si ragionerà anche di questo aspetto, per cercare soluzioni adeguate".

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