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Governo Draghi: Luciana Lamorgese confermata al Viminale, continuità sui migranti

Le doti di mediazione dell'ex prefetta serviranno anche nel nuovo Governo

Nel Governo del tecnico per eccellenza, Mario Draghi, mantiene alla guida del Viminale Luciana Lamorgese, ex prefetta e consigliere di Stato richiamata nello scorso Esecutivo dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per raffreddare la temperatura delle polemiche dopo la gestione 'muscolare' e fortemente politica del suo predecessore al ministero dell'Interno, Matteo Salvini. E di doti diplomatiche e di equilibrio ci sarà bisogno nella delicata posizione di chi guida le forze di polizia e tratta temi delicati - immigrazione in primis - con alle spalle una maggioranza così composita.

Potentina, 68 anni a settembre, due figli, laurea in Giurisprudenza, Lamorgese è entrata in carriera al Viminale nel lontano 1979 e lì ha fatto tutta la trafila fino ad occuparne la poltrona più prestigiosa. Tra i vari ruoli ricoperti è stata prefetta di Venezia, capo di Gabinetto del ministro dell'Interno e prefetto di Milano come ultimo incarico prima di concludere il servizio nel 2018.

L'esperienza da prefetto, con la vocazione alla mediazione ed alla concertazione tra tutti i soggetti coinvolti le sono state utili nel Conte II per disinnescare polemiche all'interno della maggioranza tra M5S, Pd e Iv. Alla sua paziente opera di 'ricucitura' si devono due dei provvedimenti più complicati dell'ultimo Governo: il superamento dei dl Salvini e la regolarizzazione dei lavoratori in nero.

Ed il tema dei migranti sarà sicuramente in primo piano anche con l'esecutivo Draghi. Le partenze dall'Africa non accennano infatti a diminuire nonostante i mesi invernali ed il clima sfavorevole le rendano molto rischiose, Finora nel 2020 si contano già 2.231 arrivi via mare, in deciso aumento rispetto ai 1.777 dello stesso periodo del 2020. Anche la rotta balcanica preoccupa ed è costantemente monitorata. La ministra è stata in Libia, in Tunisia ed a Bruxelles a perorare la causa dell'Italia, fortemente esposta sul fronte dei flussi migratori.

Il discusso memorandum of understanding con Tripoli è stato rinnovato. Lo schema è rimasto uguale: aiuti ed addestramento in cambio di un freno alle partenze, ma la difficile situazione libica (ed anche tunisina) rende complicato ottenere risultati duraturi.

Nonostante il suo 'low profile' ed una naturale inclinazione a sfuggire alle polemiche, Lamorgese è ovviamente più volte entrata nel mirino di Matteo Salvini, arrivato anche a chiederne le dimissioni. Sarà interessante ora verificare la convivenza nel nuovo Governo sostenuto anche dalla Lega. Difficile comunque immaginare un cambiamento di rotta da parte dell'ex prefetta rispetto a quella seguita finora anche nel solco delle indicazioni del Colle.

Oltre all'immigrazione, è stata naturalmente la pandemia ad occupare un posto di rilievo nell'agenda della titolare del Viminale. Dall'ufficio del capo di Gabinetto nell'ultimo anno sono partite diverse indicazioni alle forze dell'ordine sui controlli da attivare per evitare la propagazione del contagio.

E più volte la ministra ha invitato a porre la massima attenzione sulla pioggia di fondi statali ed europei destinati all'economia nazionale. Si tratta di risorse che fanno gola alla criminalità organizzata che punta ad intascarle ed inquinare così il circuito legale. Problema che si ripropone - ingigantito - anche con il Recovery Plan, i cui stanziamenti dovranno dunque essere attentamente monitorati per evitare infiltrazioni mafiose.
   

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