Un teatro Morlacchi, chiuso dal
febbraio 2020, che improvvisamente e insolitamente si trasforma
in un salone dei ricevimenti, in una lunghissima strada di Mosca
o in campo di battaglia, capace però non solo di ingigantire ma
anche di mettere in primo piano pure i turbamenti sui volti dei
singoli protagonisti: 14 attori di grande livello danno così
vita, con 'Guerra e pace', ad uno spettacolo corale unico e
suggestivo in cui si respirano maestosità ed umanità.
Ci si ritrova così subito immersi in quel mondo, come del
resto è da sempre quando si iniziano a leggere già le prime
pagine del romanzo capolavoro di Lev Tolstoj da cui è tratta la
messa in scena teatrale. Grazie alla riapertura dei teatri,
chiusi in questi mesi a causa dell'emergenza sanitaria, ha
debuttato in prima assoluta nazionale a Perugia l'imponente
opera, come nuova produzione del Teatro Stabile dell'Umbria
realizzata con il contributo della Fondazione Cucinelli, che
vede la convincente riscrittura e adattamento teatrale di
Letizia Russo e la regia di Andrea Baracco che mantiene tutta la
classicità del romanzo.
Dopo una lunga attesa per questo debutto, che era in
programma ad ottobre, finalmente si è aperto il sipario. 'Guerra
e Pace' è composto da due spettacoli distinti e autoconclusivi
ed entrambi sono andati in scena alle 15 e alle 18.45, con una
pausa in mezzo. Un orario insolito per una prima. Non la sera
per ovvie ragioni di coprifuoco. Il segnale è però quello di un
teatro che vuole ripartire, nel rispetto delle regole.
"Finalmente, e grazie al pubblico, torniamo a vivere il teatro"
ha commentato all'inizio dello spettacolo un emozionato Nino
Marino, direttore del Teatro Stabile dell'Umbria, dopo aver
ringraziato i presenti, alloggiati solo nei palchi e quindi ben
distanziati anche per rispettare le misure anti-contagio.
A caratterizzare lo spettacolo, infatti, è un allestimento
imponente e vitale con la platea del Morlacchi che si presenta
senza poltroncine diventando un grande palcoscenico. 'Guerra e
pace' si prende così tutto il teatro, dal palco alla platea fino
alle quinte come del resto l'opera richiede. Il risultato sono
sensazioni amplificate quasi come davanti ad un set
cinematografico.
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