(ANSA) - PERUGIA, 01 FEB - Previsioni di crescita debole per
l'Italia e l'Umbria tiene il passo. E' quanto emerge Focus
dell'Agenzia Umbria ricerche, a cura di Elisabetta Tondini,
Mauro Casavecchia.
In sintesi - viene spiegato - le più recenti previsioni degli
analisti ribaltano lo scenario di recessione prefigurato solo
pochi mesi fa e collocano l'Italia in un sentiero di crescita
debole ma comunque migliore di quello della Germania. In un
contesto nazionale che si stima possa realizzare nel 2023 una
crescita del Pil compresa tra lo 0,4 (Prometeia) e lo 0,6 per
cento (Banca d'Italia e Fondo monetario internazionale),
l'Umbria risulterebbe allineata alla performance italiana, con
un +0,3 per cento/+0,6 per cento (Prometeia/Ufficio studi
Confartigianato).
Secondo le recenti stime di Prometeia per il 2024 il Pil reale
dell'Umbria aumenterebbe dello 0,8 per cento (0,9 per cento
Italia). Dunque, si prevede ancora un allineamento dell'economia
regionale con quella media nazionale. In un contesto di
rallentamento dell'economia globale, l'Umbria sembrerebbe
riuscire a tenere il passo dell'Italia. Il rischio di
recessione, che si paventava solo pochi mesi fa, in questo
momento sembra scongiurato soprattutto grazie all'importante
ruolo giocato dal Pnrr: ricordiamo infatti che, in Umbria,
l'effetto espansivo, stimato sulla base di determinate ipotesi,
degli interventi previsti nella regione per l'anno in corso sul
livello del Pil è quantificabile intorno a 0,8 punti percentuali
rispetto al 2022.
Anno, quest'ultimo, in cui "l'impetuosa ripresa economica del
post pandemia è stata progressivamente frenata da una serie di
fattori che hanno compromesso il completo ritorno a una nuova
normalità. La regione si era lasciata alle spalle un 2021 in cui
il recupero era stato quasi sorprendente, in termini di Pil,
reddito disponibile delle famiglie, spesa per consumi delle
famiglie, occupazione. Nonostante il rincaro eccezionale dei
prezzi delle materie prime, soprattutto quelle energetiche,
l'andamento positivo è proseguito anche nella prima parte del
2022, trainato dalla domanda interna. Dal punto di vista del
quadro demografico delle imprese, il 2022 si è caratterizzato
per un peggioramento, in Umbria come in Italia.
Venendo alla situazione attuale, si osserva una progressiva
perdita di slancio della dinamica della ripresa che si prevede
durerà per tutto il trimestre in corso; tuttavia l'interazione
di alcuni elementi congiunti lascia supporre che già dalla
primavera si potrebbero determinare effetti positivi.
In un contesto di elevata incertezza, vi sono alcune evidenze
favorevoli: la flessione dei prezzi, soprattutto quelli
energetici (quello del gas è passato dai 114 euro/mwh di
dicembre 2022 ai 57 di gennaio 2023, comunque ben lontano dai 14
euro del 2019), la diminuzione delle pressioni inflazionistiche
(dall'8,7 per cento nel 2022, quest'anno passerebbe al 6,5); e,
non ultimo, i primi concreti effetti dell'attuazione degli
investimenti pubblici collegati al Pnrr.
I consumi delle famiglie dovrebbero risentire ancora
dell'effetto trascinamento della forte espansione del 2022 ma
cominceranno ad accusare i colpi derivanti da un generale
deterioramento del clima di fiducia e dall'elevata inflazione
che è stata particolarmente incisiva per le famiglie meno
abbienti: il rallentamento dovrebbe collocare la crescita in
Umbria a un livello analogo a quello nazionale (stimato in un
range che va dal +0,4 per cento al +1,6 per cento). In
rallentamento pure la domanda estera. Nonostante timidi segnali
di ripresa della fiducia nelle imprese, si prevede che il
peggioramento delle prospettive di domanda, l'incertezza della
congiuntura, l'aumento dei costi di finanziamento connessi con
la risalita dei tassi di interesse, soprattutto per le Pmi,
determineranno una frenata degli investimenti privati, più
marcata nella regione che nella media del Paese. (ANSA).