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Calo forza lavoro in Vda precede pandemia

'Legato a contrazione demografica che dura da sette anni'

"C'è stata una caduta dell'occupazione preceduta da una caduta delle forze lavoro, che non è legata solo alla pandemia ma è legata a fattori demografici: la caduta inizia prima". Lo ha detto Dario Ceccarelli, capo dellOsservatorio economico e sociale della Regione Valle d'Aosta, durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata dell'economia, iniziativa organizzata dalla presidenza della Regione Valle d'Aosta, dalla Banca d'Italia e dalla Chambre valdôtaine.
    La popolazione in età lavorativa è calata da 82.700 persone nel 2010 a 78.000 nel 2020 (-4.600 persone, pari al -5,6%). L'età media è così salita a 46 anni (nel 2002 era di 43). Da sette anni infatti si protrae il calo demografico nella regione alpina: nel 2014 i nuovi nati erano 1.100, nel 2021 appena 800.
    Inoltre sono rallentati i flussi migratori.
    Gli occupati nel 2020 erano il 54%, contro il 55% della media del triennio precedente, le persone in cerca di occupazione il 3,3% (4,2%) e gli inattivi il 50,8% (49%). L'occupazione maschile è diminuita di più (-2,4%) rispetto a quella femminile (-1,9%) - perché tra gli uomini è più diffuso il lavoro autonomo - e i settori più colpi sono l'agricoltura (-20,1%), l'industria (-3,2%), i servizi (-2,3%), oltre a commercio, alberghi e ristoranti (-4%). In crescita invece le costruzioni, con un più 13,3%. Nei primi cinque mesi dell'anno la domanda è nel complesso in crescita rispetto allo stesso periodo del 2020 (+6,5% tendenziale), ma è ancora al di sotto di quello del triennio 2017-2019 (-30%).
    Tra gli effetti sociali della pandemia ci sono la riduzione della spesa media mensile delle famiglie (-9,9% sul 2019, pari a un taglio di 277 euro) in particolare per servizi ricettivi e di ristorazione (-50,3% sul 2019), abbigliamento e calzature 8-24,8%), spettacoli e cultura (-24,8%), servizi sanitari e spese per la salute (-12,5%). Sono inoltre aumentati i Neet (dal 14,9% al 20,2%), pur restando sotto la media nazionale (23,9%) e gli utenti regolari di internet (dal 65,2% al 68,7%).
    La rinuncia alle prestazioni sanitarie è salita dal 5,9% all'8,9% e si è contratta la speranza di vita (da 82,2 anni a 80,9). 

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