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Luca Devoti, torniamo alla realtà

SAILY SPECIALE WORLD SAILING 2020: DOVE VA LA VELA MONDIALE

Responsabilità editoriale Saily.it

LUCA DEVOTI, APPELLO PER UNA VELA PIU' UMANA - Argento Finn a Sydney 2000, ex skipper di Coppa America (+39 Challenge), coach e costruttore, riferimento per molti velisti.  Da Valencia, città dove con la sua Dinghy Academy che prepara molti velisti in campagna olimpica, Luca Devoti parla del futuro di World Sailing (e quindi dello sport della vela), partendo da un concetto: "Torniamo a dare alla gente uno sport meraviglioso"

 

A settembre saranno 20 anni da Sydney 2000, le Olimpiadi del suo argento. Ci sarà modo di festeggiare ma intanto per Luca Devoti sono giorni di impegni nuovi e inattesi, con la campagna per una vicepresidenza della federvela mondiale. Supportato da una campaign manager d'eccezione come sua figlia Viola, la nostra chiacchierata parte da un altro capitolo della sua carriera velica, la Coppa America. Lui, che l'ha fatta nel 2007 a Valencia, ha idee chiare sugli AC75 volanti della prossima edizione: "Sarà un evento straordinario, al di là del fatto che è un tipo di vela che non può essere patrimonio di tutti, vista la difficoltà, la complessità e il costo. Ma sarà interessante da vedere. Se fosse vero come pare che Luna Rossa ha azzeccato un disegno particolarmente brillante, speriamo che sia la volta buona per portare la Coppa in Italia!"

Come sei arrivato alla decisione di scendere in campo in World Sailing?

Luca Devoti - L'idea di scendere in campo mi è venuta vedendo come chi gestisce la federazione sotto la presidenza di Kim Andersen si sia allontanato dalla realtà della vela come la conosco. Ho pensato che non si possono dimenticare i velisti, amo molto il lavoro di allenatore e di educatore che sto facendo adesso, sono peró disposto a metterlo in stand by, se eletto per qualche anno, per poter mettere la mia esperienza a disposizione dello sport e favorire la creazione di programmi per i Paesi Emergenti e riportare la connessione con la realtá al movimento sportivo. Rappresentare questa istanza è diventato per me obbligatorio. Nella mia Academy ho avuto più di 40 nazioni diverse, nei programmi per i paesi emergenti, conosco la realtà di chi dorme in furgone pur di uscire in mare, e fa ogni sforzo per seguire una passione. Per non parlare del lavoro fatto con i paralimpici spagnoli, mi ricordo la tristezza di quando sono usciti dalle Paralimpiadi...

C'è stata poca attenzione all'inclusione dei velisti, ci si è dimenticati della realtà, e la dimostrazione è a livello olimpico, con l'esclusione di molte realtà  e fasce di atlete e atleti. È tutto un modo di concepire la vela basato sull'equipaggiamento invece che sulle persone, che non condivido. Per questo ho pensato di portare avanti idee chiare, oneste e lineari. È una proposta più di idee che della persona. Abbiamo davanti scelte difficili. Se non dovessero esserci le Olimpiadi dobbiamo chiedere al CIO di fare i World Sailing Games, perché il movimento non si può fermare, anche finanziariamente, se si interrompe il flusso è difficile ripartire.

Ci può essere un conflitto tra la posizione in World Sailing e il tuo lavoro alla guida di un cantiere che costruisce anche classi olimpiche?

Luca Devoti - Io ho un piccolo cantiere che ha 15 dipendenti e che fa barche nel libero mercato, una piccola barca a chiglia molto carina che si chiama Lago 26, un Optimist, adesso ILCA Dinghy, non possiamo fare molto di più anche come struttura. Sinceramente mi sembra quasi ridicolo sollevare questa istanza, non è che io voglia determinare il mercato per favorire il mio cantiere. E comunque la policy di World Sailing sul conflitto di interessi è molto chiara, se ce ne fosse bisogno mi asterrei da decisioni dubbie e comunque mi toglierei da qualunque ruolo attivo nel cantiere che cammina con le sue gambe. Il problema vero è nei conflitti di interesse non dichiarati, che portano a decisioni che non sono ideali per lo sport, ma questo è un tema che speriamo sia superato in futuro. È chiaro a tutti che abbiamo altre priorità, e che chiunque entri nel Board dovrà agire per l'interesse dell'organizzazione. Ognuno può avere potenziali conflitti di interesse, basta interpretare la policy in maniera corretta."

Quali sono i problemi maggiori di World Sailing e quali soluzioni immagini da candidato nel Board?

Luca Devoti - Il problema principale emerso negli ultimi anni è la mancanza di un principio di realtà. Se uno spende di piú delle risorse finanziarie che ha, evidentemente non ha un chiaro legame con la realtà. Lo abbiamo visto in tanti aspetti, dalla gestione della World Cup che è stato un fallimento, dobbiamo ricordarci cos'era la vela olimpica venti anni fa, era molto più forte, avevamo eventi prestigiosissimi in molte località come Anzio, Garda, Hyères, Medemblik. Oggi sono rimaste solo Palma e Kiel, tutto il resto è debole. Nel tentativo di creare nuovi eventi è stato indebolito tutto il sistema. Bisogna tornare in contatto col movimento, la vita dei club, quello che funziona e che fa crescere la base. La realtà insomma.

Tornare alla realtà significa confrontarsi con il problema della riduzione del numero di atleti nella vela olimpica già comunicato dal CIO. Sapendo come funziona il finanziamento delle federazioni internazionali in rapporto al numero di medaglie e di nazioni, se avremo il 25% di nazioni in meno sarà un guaio. Per questo mi preme così tanto il lavoro sulle emerging nations, è fondamentale.

Gerardo Seelinger ha indicato una squadra per arrivare ad avere un Board coeso e allineato al suo programma?

Luca Devoti - Con Gerardo siamo amici da trent'anni, ha qualità ed esperienza che mette a disposizione. Non so se ci saranno altri nomi in corsa per la presidenza, si sente di un candidato asiatico, lo stesso Andersen è intenzionato a correre. Gerardo è l'unico attivo al momento e con un programma largamente condivisibile. In realtà il presidente non propone dei suoi candidati, sono le MNA che indicano i nomi per il Board e non è detto siano della sua squadra. A Kim Andersen è successo di ritrovarsi nel Board molti candidati vicini a Carlo Croce. Si deve sperare che la scelta delle autorità nazionali porti a un Board coeso e di persone competenti. I candidati devono essere proposti da almeno 5 autorità nazionali (MNA) e non è richiesto un legame diretto con l'autorità di passaporto o di appartenenza. Poi certo, la FIV è una federazione prestigiosa, io mi sento italiano, sono socio onorario di molti yacht club in Italia, ho eccellenti rapporti sia con il presidente Ettorre che con il Council member Walter Cavallucci...

Le prime due candidature uscite allo scoperto per il Board sono entrambe italiane, la tua e quella di Riccardo Simoneschi, oltre alla strada maestra del passaggio dal Council al Board di Walter Cavallucci: non è singolare?

Luca Devoti - Va detto che a oggi non ci sono candidati riconosciuti, ma semplici proposte. La procedura prevede un tempo per le candidature, la verifica delle 5 nomination da parte delle MNA, poi l'Election Committee verificherà i requisiti di ciascun candidato prima di confermarlo adatto al voto. La FIV come MNA potrà far valere il proprio peso fornendo eventualmente il proprio endorsement a uno o più candidati, ma per ora, ripeto, non c'è ancora nulla.

Bisognerà vedere quali expertise siano più funzionali e utili al nuovo Board. Io non ho l'esperienza di Riccardo nell'organizzare eventi, sono più legato al coaching e alla costruzione di imbarcazioni, Walter viene dalla federazione, ed è il piú esperto dirigente sportivo internazionale che abbiamo, e ci rappresenta da anni nel Council che è il parlamento di World Sailing. Come detto il requisito di nazionalità non è stringente, potrebbero esserci anche più italiani nel Board. Non sappiamo ancora quali saranno i candidati, quando li avremo si potrà capire meglio la composizione più coerente del Board. Che non ha davanti a sé una passeggiata ma un lavoro duro, per questo sarà importante che le MNA scelgano le persone giuste.

La pandemia ci consente di fare delle riflessioni. Io mi sono preso il tempo di scrivere un programma, che ho mandato a tutti. È stata per me anche un'operazione di chiarimento intellettuale, con la fortuna e l'onore di avere persone di altissimo profilo che mi hanno aiutato a renderlo serio e completo. Tutte le battaglie che ho portato avanti negli ultimi anni si sono fatte strada come idee e sono diventate parti centrali dell'organizzazione, infatti si parla sempre più di costruzione libera delle barche, di tornare verso l'uomo, è fantastico.

Il fatto di uscire molto presto con un programma conferma, come dicevo, che la cosa più importante per me è che girino le idee, che io sia nel Board è secondario. La situazione è drammatica. Il cambiamento è ora o mai più. Se si continua a restare sconnessi dalla realtà e seguire solo invenzioni narcisistiche che per definizione non hanno possibilità di diventare concrete, rischiamo di disfare tutto, mentre invece, se saremo coerenti al principio di realtá, tutto il nostro mondo si riconocerá nella gestione fatta da World Sailing e si ricompatterá, dando cosí una immensa forza al progetto di rilancio dello sport.

È tornata di forte attualità l'ipotesi no-change per le classi olimpiche 2024.

Luca Devoti - Qui bisogna capire la procedura del CIO. La Programme Commission, di cui è membro il presidente del CONI Malagò, lavorerà sulle proposte delle federazioni sportive internazionali, quindi sulla slate di discipline partorite da World Sailing. Lo farà in concomitanza con le elezioni di WS, dando il suo parere al Board del CIO, il quale a sua volta deciderà a dicembre. È evidente che oggi molte federazioni in difficoltà economiche, hanno problemi a fare lo start-up di 7 nuove classi olimpiche. Ho parlato di recente con il DT di una nazione tra le più rilevanti, mi diceva che il problema finanziario anche per loro è enorme. E credo che lo stesso principio sia ben chiaro anche alla FIV.

Anche qui c'è un problema di aderenza alla realtà che stiamo vivendo, un ripensamento di cosa stiamo facendo è d'obbligo, così come si sono create aspettative, penso al Kite, che sono legittime. È una situazione complessa, ma sarà gestita in gran parte dal CIO, perché il nostro nuovo Board sarà nominato quando il CIO si sarà già espresso. Con la riduzione del numero di atleti per la vela, come dicevo il rischio grosso è di veder diminuire in modo drammatico le nazioni partecipanti ai Giochi. Nelle ultime edizioni olimpiche abbiamo avuto circa 70 nazioni, se a Marsiglia scendessimo a 40 il problema per la vela sarebbe grande.

C'è ancora il rischio che la vela perda lo status olimpico?

Luca Devoti - La vela non è mai stata a rischio. Il CIO ha elencato una ventina di sport considerati "core", che non possono essere esclusi, e la vela è tra questi. Quindi il rischio olimpico per la vela non c'è, a meno di sbagliare tutto per molti quadrienni. Molto più stringente è il tema del numero chiuso di atleti, visto che il CIO lo ha confermato anche con l'introduzione dei nuovi sport. Dai 11.800 di Tokyo si scenderà a 10.500 a Parigi, e la diminuzione non sarà lineare, bisognerà vedere dove cadranno i tagli, e qui entrerà in gioco l'abilità delle federazioni, le relazioni istituzionali, nonché da considerazioni commerciali che farà il CIO.

Qual è la tua visione su dove deve andare la vela del futuro?

Luca Devoti - Noi abbiamo bisogno di ricreare le attività nazionali, dare certezze con percorsi di uscita dall'Optimist, che tenga legato al nostro sport l'enorme numero di giovanissimi. Dobbiamo pensare a farli divertire di più. Il formato della vela negli ultimi anni è troppo impegnativo fisicamente, troppo orientato verso l'endurance spinto. Quanti si preparano a una traversata del deserto? Pochissimi. Quanti pensano a una passeggiata e a godersi dei bei panorami? Molti di più. Da che parte mettiamo il nostro sport? Oggi il posizionamento della vela è verso l'ultra-maratona. Prendi le classi olimpiche: richiedono un impegno fisico enorme, se uno non è preparato non riesce neanche a finire la regata.

Dobbiamo tornare a uno sport più umano, dove la gente comune si diverte e può godere di uno sport meraviglioso. Se faremo così, lavorando con i Club, torneremo a crescere. Se ci dedichiamo a cose sempre più strane e più specializzate, sarà difficile perché sono una nicchia che interessa il 2% del nostro pubblico. È l'altro 98% che ci sta a cuore. È un lavoro di riordinamento che va fatto per gradi, potenziando le cose positive che già ci sono e aggiustando il resto. La connessione con la scuola è fondamentale. Ci sono tante valenze del nostro sport che dobbiamo far esplodere e che ci rendono uno sport estremamente attuale: sano, immerso nell'ambiente, senza rischi per la salute. La vela è uno sport meraviglioso.

Responsabilità editoriale di Saily.it