Un intreccio di rami di legno,
richiamo a "quel legno di cui Cristo è germoglio", rivestiti di
foglia d'oro e che paiono nel contempo cercare di elevarsi,
cercare luce per nuova vita, ed affondare le radici in quel blu
Ercolano steso sul piano del grande leggio posto al centro
dell'emiciclo intagliato nel '500 dal fiammingo Van de Brule,
nella Basilica di San Giorgio Maggiore, a Venezia. E' un'opera
intitolata "Jesse", che è un richiamo al mistero
dell'incarnazione, di Dio che si è fatto uomo; è un lavoro che è
punto centrale, irradiante quasi, della mostra "Segno e Luce" di
Giampaolo Babetto, artista padovano e creatore di
gioielli-sculture, di architetture da indossare.
L'esposizione, a cura di Andrea Nante e Carmelo Grasso, fino al
3 aprile negli spazi palladiani dell'Abbazia di San Giorgio
Maggiore, nasce dal confronto di Babetto con il tema del sacro,
dell'interrogarsi attorno ai segni della spiritualità quale
dimensione specifica dell'uomo, negli ultimi tempi con dell'eco
della natura che circonda la sua casa-laboratorio ad Arquà
Petrarca. E' frutto dell'invito dell'abate Stefano Visintin e
dei monaci benedettini, nell'ambito delle attività culturali
tese a rinnovare il rapporto tra arte e Chiesa e che hanno visto
protagonisti in passato, a titolo di esempio, artisti come Anish
Kapoor, Michelangelo Pistoletto o Sean Scully. "Giampaolo
Babetto - rileva l'abate in catalogo - si mostra nelle sue opere
custode della bellezza del mondo e degno dell'ideale artistico
di rendere percepibile e, per quanto possibile, affascinante il
mondo dello spirito, dell'invisibile, e di Dio". Un'idea d'arte,
quella di Babetto, che si incardina, fin dalle origini della sua
ricerca, si arrovella e matura attraverso un continuo confronto
con linee e figure geometriche e si manifesta con l'uso
dell'oro, materia che dà forma a creazioni esposte in 42 musei
nel mondo. Nel silenzio della Sacrestia, la ricerca
dell'artista sul tema della croce, su quell'incrocio di due
linee carico di storia e significati, simbolo stesso del
Cristianesimo, è esaltata da una sequenza di lavori che paiono
essenza stessa della purezza e della luce. E quest'ultima pare
la materia di cui sono fatte alcune creazioni con l'uso anche di
vetro e cristallo.
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