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Vino: Abbona (Uiv), Prosecco è la nuova Dolce Vita

Vino: Abbona (Uiv), Prosecco è la nuova Dolce Vita

Calici francesi evocano lusso, Italia è buon bere e stile

05 dicembre 2017, 15:30

Redazione ANSA

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Vino: Abbona (Uiv), Prosecco è la nuova Dolce Vita - RIPRODUZIONE RISERVATA

Vino: Abbona (Uiv), Prosecco è la nuova Dolce Vita - RIPRODUZIONE RISERVATA
Vino: Abbona (Uiv), Prosecco è la nuova Dolce Vita - RIPRODUZIONE RISERVATA

VERONA - Il Prosecco cresce nel mondo perché è il nuovo simbolo della Dolce Vita, all'estero rappresenta quello che una volta era Via Veneto, il ritrovo delle star a Roma. Lo ha detto, a wine2wine, il presidente dell'Unione Italiana Vini (Uiv) Ernesto Abbona. Il Prosecco è la Dolce Vita di questo millennio perché, ha sottolineato Abbona, "gli stranieri apprezzano il nostro modo di vivere, con un reddito ben distribuito, molti che fanno vita di piazza, con tanti momenti conviviali in famiglia e con gli amici; all'estero siamo una esperienza di gioia. Il futuro del vino - ha aggiunto - lo vedo rosso, perché sono un produttore delle Langhe, e poi lo vedo nelle bollicine. E' vero che il vino francese evoca il lusso, ma i vini italiani hanno la fortuna di rappresentare sui mercati internazionali il buon bere al giusto prezzo. Siamo vincenti nella qualità media".

Peraltro, ha segnalato nel forum promosso da Veronafiere, la presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi) Matilde Poggi, "se è vero che il prezzo medio di un vino francese è di 5,68 euro mentre quello italiano è di 2,64 euro, stiamo assistendo ad un aumento del valore del made in Italy del 20% negli ultimi cinque anni, con la Francia che cresce ma solo del 9% nello stesso periodo e la Spagna vede abbassare i listini del 4%". Una ripresa del valore che, concorda Ruenza Santandrea, presidente sezione vinicola dell'Alleanza delle Cooperative, "è importantissima. La Francia da secoli ha lavorato sul valore e oggi rappresenta il lusso. Noi rappresentiamo il buon bere quotidiano ma deve crescere la professionalità e sarebbe anche utile, laddove siamo arrivati tardi come in Cina, avere più meritocrazia nelle aziende che puntano alla internazionalizzazione''.

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