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ROMA - "Non sono i russi che stanno vincendo in Siria insieme a Teheran, per me ha vinto soprattutto l'Iran e Assad è sopravvissuto". Lo ha detto il viceministro degli Esteri Mario Giro, presentando il libro di Alberto Negri "Il musulmano errante. Storia degli alauiti e dei misteri del Medio Oriente" (Rosenberg&Sellier).
Comunque, e in particolare in Medio Oriente - ha detto ancora Giro - "oggi le guerre non si vincono come in passato, le guerre non finiscono, perché nessuno le vince". La parte più debole trova infatti altri strumenti per resistere - ha spiegato - si deve fare i conti con il terrorismo, i bombardamenti a tappeto della II guerra mondiale sarebbero improponibili, i miliziani trovano rifugio altrove. Per questo - ha sottolineato - la guerra "non solo è un problema morale, ma è anche uno strumento obsoleto".
Quanto alla politica estera italiana, questa "esiste" - ha risposto ancora Giro nel corso del dibattito - e ha avuto "ministri con le idee chiare". Come Emma Bonino, che sulla crisi siriana "ha chiesto senza esito di coinvolgere l'Iran, che infine si è auto-coinvolto". All'epoca "tutti si schierarono, ma noi non l'abbiamo fatto". Analogamente ha fatto Federica Mogherini "suggerendo di coinvolgere la Russia, ma non ce lo hanno permesso. Avevamo ragione noi ma non è una soddisfazione".
Anche in Libia - ha detto ancora Giro - l'Italia ha affermato la sua linea, e "almeno abbiamo ottenuto l'embargo delle armi pesanti". Certo, c'è molto da fare per risolvere quella crisi, "ma per fortuna quella guerra si è mantenuta a bassa intensità" e la gente "ci vive".
Islam è plurale ma in crisi, salafiti impongono modello unico e omologante
Parlando del nuovo libro di Negri, inviato del Sole 24 Ore, Giro ha sostenuto che integrare l'islam nella democrazia, che nella sua sostanza è pluralismo, "è possibile", perché "l'islam è già plurale in sé", e dunque lontano da quel modello "unico e omologante" in cui una piccola minoranza, quella salafita, vuole ridurlo. I musulmani, ha osservato ancora Giro, "si trovano in una situazione molto complicata" proprio a causa dei salafiti radicali, che negano la grande "pluralità di sette e movimenti" presente nell'islam, e impongono una "semplificazione" (il mito di un islam unico e puro) rigettando tutto ciò che non vi si omologa.
Studiare gli alauiti dunque "non è archeologia" - ha concluso Giro, all'incontro con il direttore di Limes Lucio Caracciolo - non riguarda solo la storia siriana e della famiglia Assad, ma vuol dire appunto ricostruire la storia dell'islam e comprendere la sua attuale crisi, "una crisi che sta vivendo una civiltà a noi vicina e che ha un impatto su di noi".