Nella notte a Beirut, Sidone e Tripoli centinaia di persone erano scese in strada bloccando la principale arteria di comunicazione della città in segno di protesta per la decisione, inaspettata da più parti, della Banca centrale di ripristinare il cambio valutario lira-dollaro a quello in vigore prima dell'annuncio del default finanziario nel marzo del 2020.
La decisione di ripristinare il prelievo di contanti da depositi in dollari cambiati però a 1.500 lire invece di 3.900, aggrava nel breve termine la sofferenza della popolazione libanese, stremata da più di un anno e mezzo dalla peggiore crisi economia degli ultimi 30 anni.
Le restrizioni bancarie nei confronti dei titolari di depositi e conti correnti in dollari erano state imposte a più riprese dal novembre del 2019, quando la crisi si era palesata in tutta la sua gravità. A marzo del 2020, quando il governo ha annunciato il default finanziario del paese, la Banca del Libano aveva emesso una circolare che consentiva alle banche di cambiare i dollari non più a 1.500 lire bensì a 3.900 lire. Il cambio reale del dollaro è fissato ormai a 13mila lire.
La restrizioni bancarie però non sono mai state approvate dal parlamento, che ha competenza in materia. E la circolare del marzo del 2020 è stata contestata da diversi avvocati. Alcuni di loro hanno vinto nei giorni scorsi un ricorso presentato al Consiglio di Stato, che ha quindi imposto alla Banca centrale di sospendere la circolare del 2020.
In questo contesto il presidente Aoun si è riunito oggi con il governatore Salame e col presidente del Consiglio di Stato Fadi Elias. Non è stato ancora reso noto l'esito della riunione.
(ANSAMed).
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