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La gioia degli albanesi in Italia per la visita del Papa

Don Ferraro (Migrantes), esaltati per scelta loro piccola nazione

08 settembre 2014, 16:54

Redazione ANSA

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La chiesa San Giovanni della Malva, nel cuore di Trastevere a Roma, dove la comunità albanese si raduna per le funzioni e dove si celebrano messe in lingua albanese - RIPRODUZIONE RISERVATA

La chiesa San Giovanni della Malva, nel cuore di Trastevere a Roma, dove la comunità albanese si raduna per le funzioni e dove si celebrano messe in lingua albanese -     RIPRODUZIONE RISERVATA
La chiesa San Giovanni della Malva, nel cuore di Trastevere a Roma, dove la comunità albanese si raduna per le funzioni e dove si celebrano messe in lingua albanese - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Manuela Tulli) (ANSAmed) - ROMA - La gioia degli albanesi in Italia, per la visita a Tirana di Papa Francesco, in calendario per domenica 21 settembre, "è enorme, sono proprio esaltati". "Il fatto che un Papa, e poi questo Papa che riscuote così tanto successo, abbia scelto la loro piccola nazione", in periferia, per il primo viaggio apostolico in Europa ha provocato "una gioia grandissima". Lo riferisce in un'intervista all'ANSA don Pasquale Ferraro, che per Migrantes, l'organismo della Cei che si occupa di immigrazione, da tredici anni segue le comunità albanesi in Italia. E' Rettore a San Giovanni della Malva, chiesa nel cuore di Trastevere, a Roma, dove la comunità albanese si raduna per le funzioni e dove si prega e si celebrano messe in lingua albanese. Ma in realtà don Ferraro dal 2001 viaggia in tutta Italia per offrire la sua assistenza pastorale a tutte le comunità; la maggior parte dei 400mila albanesi che sono immigrati in Italia è al Nord, dove ci sono ancora maggiori occasioni di lavoro. Sono integrati in Italia ma con il cuore diviso. Da una parte sognano "Lamerica", come diceva nel suo film Gianni Amelio, dall'altra restano ancorati alla loro terra "dove vanno per sposarsi. In estate sono tanti i giovani che tornano a casa, si sposano e poi ritornano in Italia con la famiglia".

I primi lasciarono l'Albania a metà degli anni Novanta, quando seguì al regime Enver Hoxha un periodo di difficilissima transizione finanziaria con livelli di povertà da terzo mondo.

"E' indescrivibile la povertà di quegli anni - racconta don Ferraro -. Ero lì e non mi permettevo neanche di scattare fotografie. Ho però vive nei ricordi quelle scene difficili da immaginare". E "ancora oggi nel cuore degli albanesi che hanno lasciato la loro terra c'è quel retaggio, la mancanza di libertà, l'isolamento, le privazioni economiche. Ci vorranno generazioni per superare quelle sofferenze. Essere al centro dell'attenzione, grazie alla visita del Papa, dà loro tanto orgoglio".

Qualcuno degli immigrati albanesi in Italia tornerà a Tirana per la visita del Papa. "In tanti me l'hanno chiesto - dice don Ferraro - e io gli ho risposto che abbiamo il Papa quando vogliamo a cinque minuti a piedi". Più o meno così dista la chiesetta degli albanesi a Roma da piazza San Pietro. E "in tanti domenica 14 settembre saranno a piazza San Pietro per l'Angelus. Un modo per ringraziare Papa Francesco per questa attenzione". Don Pasquale chiaramente parla la loro lingua: "Sono di origini albanesi e a casa mia si è sempre parlato l'albanese antico. Andando spesso in quella terra è stato semplice imparare la lingua di tutti i giorni. Scelsero me tredici anni fa perché il regime aveva azzerato tutta la gerarchia ecclesiastica, non c'erano sacerdoti albanesi. Dopo la visita di Giovanni Paolo II nel '93 riaprì il seminario. Ora c'è anche qualche giovane sacerdote che mi dà una mano". E di aiuto ce n'è bisogno perché sono tanti gli albanesi a chiedere il Battesimo, a volere entrare nella Chiesa. "Tra tutte le etnie di immigrati in Italia, nel complesso di quanti chiedono i sacramenti per l'iniziazione cristiana il 56% sono albanesi, il 44% di tutte le altre etnie messe insieme", dice don Ferraro.

L'appuntamento dell'anno è il pellegrinaggio, l'ultima domenica di maggio, alla Madonna del Buon Consiglio a Genazzano. "Per loro è una festa di popolo e a recarsi in pellegrinaggio sono non solo i cattolici ma anche gli ortodossi e i musulmani".

(ANSAmed).

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