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Clima: prove di tenuta al riscaldamento del Mediterraneo

Team ricercatori sardi testa resistenza posidonia e coralli

28 febbraio 2019, 10:48

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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CAGLIARI - Il clima cambia. E anche i mari diventeranno sempre più caldi. Che cosa succederà alle praterie di posidonia o ai coralli fra ottanta anni? E, soprattutto, la vegetazione subacquea saprà resistere allo sbalzo di temperatura? Sono alcune delle domande a cui dovrà rispondere il progetto Mahres (Marine habitats restoration in a climate change-impaired Mediterranean sea), uno studio che coinvolge gli atenei di Cagliari, Sassari e Palermo e il Cnr, finanziato con 800mila euro dal Miur e dal parternariato, e che prevede proprio una simulazione del riscaldamento del mare nel 2100.
"Mahres nasce dalla consapevolezza che gli impatti del cambiamento climatico sono sinergicamente esacerbati dall'uso umano della natura - spiega Antonio Pusceddu, coordinamento del team e ordinario di Ecologia-Disva, dipartimento Scienze della vita e dell'ambiente dell'ateneo di Cagliari - Si rende così necessario identificare soluzioni per contrastare o adattarsi al cambiamento climatico in diversi contesti di disturbo umano".
Il progetto cercherà di dare delle risposte e di fornire indicazioni per le contromisure. La ricerca partirà a breve e avrà durata triennale per concludersi nel 2022. Con gli studiosi del Disva guidati dal professor Pusceddu (il ricercatore Alessandro Cau e il borsista di ricerca, Davide Moccia) operano i team di Giulia Ceccherelli (Università di Sassari), Gianluca Sarà (Università di Palermo) e Simone Mirto (Cnr, Palermo).
Attraverso analisi sistematiche, esperimenti in campo e in laboratorio e con l'uso di modelli, il progetto indagherà sulla validità del ripristino di alcuni habitat mediterranei. Ad esempio, praterie di posidonia oceanica e bio-concrezioni coralligene, in condizioni che simuleranno il riscaldamento del mare previsto entro il 2100 e le conseguenze associate.
"L'obiettivo finale - sottolinea Pusceddu - è quello di identificare nuove informazioni sull'efficacia delle pratiche di restauro ecologico da impiegare per favorire la resilienza degli ecosistemi marini al cambiamento climatico". 

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