Se le urne gli confermeranno il consenso popolare, Abdelaziz Bouteflika si troverà ad affrontare delle prove durissime (in campo economico così come dell'architettura costituzionale) perché l'Algeria sembra ormai poco disposta ad accettare tutto nell'interesse della stabilità, che è certo cosa importante, ma che sembra non bastare più a larghissimi strati della popolazione, alle prese con una macchina dello Stato dalla burocrazia paralizzante ed immanente, cui tutto viene ricondotto spesso in modo esasperante. E' questo uno dei nodi su cui ha lavorato il principale avversario di Bouteflika nella corsa a diventare l'inquilino del palazzo di el Mouradia, Ali Benflis, ex ministro della Giustizia, uomo ammantato dalla fama di duro ed integerrimo, soprattutto in materia di lotta alla corruzione. Non sarà certo un caso se negli ultimi giorni i media vicini al presidente hanno scatenato una tremenda offensiva contro Benflis (che godrebbe di importanti appoggi da parte della comunità intellettuale algerina della diaspora), a sua volta difeso dagli organi di informazione indipendenti o dichiaratamente anti-governativi. E ieri sera, a Zeralda, un sostenitore del presidente uscente ha letteralmente passato per le armi un giovane che aveva osato protestare per la caciara che i supporter di Bouteflika facevano per strada. Un segnale inquietante, che si aggiunge alle scaramucce tra attacchini che, organizzati in vere e proprie bande, si contendono, anche con la forza, gli spazi dove piazzare i manifesti dei candidati che li pagano. Intanto la macchina del voto è già partita, con 48 uffici itineranti che, nel Sud del Paese, raccoglieranno le schede di chi non ha la possibilità di raggiungere i seggi. Un'area di difficile interpretazione dal punto di vista delle previsioni di voto perché spesso epicentro di proteste e abitata da popolazioni di origine nomade che con Algeri hanno avuto sin dall'Indipendenza un rapporto difficile. (ANSA)
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