Il governo di coalizione guidato da Antonis Samaras da parte sua sa bene che in Parlamento non esiste alcuna maggioranza disposta ad approvare nuove misure di austerità e sta lavorando per liberarsi della presenza della troika e del Fmi, sciogliendo oltre un anno prima del previsto l'accordo e rinunciando all'ultima rata da 10 miliardi di euro sui quali poteva contare per il 2015.
In altre parole, la Grecia è ormai pronta per uscire sui mercati finanziari internazionali e lasciare dietro gli anni duri della crisi. Resta da vedere se il sistema politico sarà in grado di condurre in porto l'operazione visto che, a due anni dalla scadenza naturale della legislatura, il Paese è già entrato in campagna elettorale in quanto una mancata elezione del nuovo presidente della Repubblica (il mandato di Karolos Papulias scade il 12 febbraio) porterebbe ad elezioni anticipate.
I due partiti che sostengono il governo - Nea Dimokratia (Nd) di centro-destra e il socialista Pasok - devono fare i conti con i "ribelli" al loro interno che si lamentano della politica sinora seguita e minacciano di non votare più misure che colpiscono redditi e pensioni, mentre qualcuno della maggioranza minaccia addirittura di non votare per il presidente della Repubblica per costringere il governo a cambiare politica.
Samaras, premier e leader di Nd, approfittando del 40.mo anniversario della fondazione del partito, ha cercato di mobilitare vecchi e nuovi dirigenti e militanti del partito sferrando un duro attacco contro Syriza e il suo leader Alexis Tsipras (ma senza mai nominarlo) e annunciando nello stesso tempo una serie di alleggerimenti fiscali. Tra questi, la riduzione delle aliquote fiscali per le imprese e i liberi professionisti - al 20% dall'attuale 26% -, la riduzione delle tasse per le auto di lusso sino al 30% (probabilmente con validità retroattiva dall'inizio del 2014) e la riduzione del 30% per l'anno prossimo della tassa di solidarietà imposta a causa della crisi. Proposte che, per i media locali, non sono che il preludio di elezioni anticipate. Per quanto riguarda il Pasok, ogni giorno il partito che ha governato la Grecia per oltre 20 anni è alle prese con i problemi interni dovuti alle lamentele di una parte dei suoi parlamentari e alle recriminazioni dell'altra: senza motivo, d’altra parte, visto che dopo tutto anche loro sono tra i responsabili della crisi economica della Grecia. Da parte sua Syriza, il partito di sinistra radicale e partito di maggioranza relativa in Grecia (in base ai risultati delle europee di giugno), si prepara a lanciare una grande campagna d'informazione per spiegare al popolo - come si legge in un comunicato del partito - "la necessità di un cambiamento radicale e l'attuazione della politica alternativa" proposta da Syriza. La campagna si svilupperà su due fronti: in Parlamento con la presentazione di una serie di iniziative di carattere legislativo per l'alleggerimento fiscale delle fasce sociali maggiormente colpite dalla crisi (una proposta in tal senso è stata già presentata e riguarda l'abolizione dell'aumento della tassa speciale sul gasolio da riscaldamento e la fornitura gratuita di elettricità alle famiglie più bisognose) e nel Paese con una serie di conferenze regionali in cui sarà illustrato il programma di governo di Syriza.
A queste iniziative del partito - "che mirano al rafforzamento delle alleanze tra le forze politiche e sociali che rivendicano il rovesciamento democratico del pericoloso governo di Samaras e delle sue politiche" - vanno aggiunte quelle a livello internazionale del suo leader, Tsipras, che puntano a forgiare eventuali alleanze contro le politiche di austerità sinora seguite dall'Ue e coltivare il suo nuovo profilo da europeista convinto. (ANSAmed).
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