L'economia interna sembra dare segnali confortanti, pur se in un panorama che paga in modo forse anche esagerato le incertezze derivate dal quadro politico, vittima di una campagna elettorale perenne, che, cominciata nell'estate del 2011, forse - ed è bene ribadire il ''forse'' - si concluderà domenica se, come auspicabile, uno dei candidati toccherà il 50,01 per cento delle preferenze. Ma, al di là dei confini nazionali, l'immagine della Tunisia stenta a tornare alla considerazione di qualche anno fa, quando - paradossalmente - il regime autoritario di Zine El Abidine Ben Ali in un certo senso garantiva di più coloro che, stranieri, avevano intenzione di investire. Tanto più che, con il dittatore in fuga, in Tunisia si aprì una durissima fase delle relazioni industriali che portò più d'un imprenditore straniero ad andarsene, scoraggiando chi vi voleva investire. Il parametro più chiaro di questo costante calo di fiducia sono gli Investimenti diretti esteri, che da troppe stagioni stanno facendo registrare un calo. Secondo l'Agenzia di promozione dell'investimento straniero, nei primi dieci mesi dell'anno gli Ide, se rapportati al medesimo periodo del 2013, hanno subito una contrazione del 10,5 per cento. Calo che, rispetto ai primi dieci mesi del 2010 (ovvero, a poche settimane dalla caduta di Ben Ali), è quantificato nel 24,1 per cento. In pratica, dal 2010 ad oggi, gli Ide sono diminuiti di un quarto, un calo enorme. Traducendo in moneta corrente, gli Investimenti diretti esteri in Tunisia, da gennaio a ottobre, sono ammontati a 1.418 milioni di dinari (quando oggi la moneta tunisina vale 0,55 dollari americani), dove, a fare la parte del leone sono quelli relativi al settore energetico (circa 800 milioni di dinari), comunque anch'essi in calo rispetto allo scorso anno (-14%), per non parlare del 2010 (-27,3%). Un altro dei pilastri dell'economia tunisina, l'agricoltura, sembra avere perso interesse da parte degli investitori stranieri, tanto che, nel periodo gennaio/ottobre del 2014 gli Ide sono calati di quasi il 39 %. Una situazione generale che dovrebbe impensierire chi si è candidato alla guida del Paese, ma, purtroppo, questo argomento sembra essere stato messo in un angolo, preferendogli argomenti di ''alta politica'', con cui la gente non può certo mangiare. (ANSAmed).
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