A 41 anni Demirtas ha vinto la sua scommessa da brividi.
'L'Obama curdo' - "come i neri americani, noi abbiamo dovuto combattere il razzismo", spiegava qualche tempo fa - è il primo a frenare davvero i sogni di gloria di Erdogan. Avvocato per i diritti umani con già due legislature alle spalle, questa partita ha deciso di giocarsela andando oltre il rancore. Da ragazzo, al bivio della vita di tanti curdi tra la lotta armata e quella politica, ha scelto la seconda. Entrato ventenne nei movimenti per i diritti civili, si è affermato presto come un politico coraggioso e sempre pacato. Negli ultimi mesi si è conquistato la scena mediatica costruendo intervista dopo intervista il profilo di un curdo sorridente e senza armi, lontano dallo spauracchio dei militanti del Pkk. Con la sua retorica elegante e la battuta sempre pronta, Demirtas è riuscito a sdoganare l'immagine prima solo etnica delle istanze curde, allargando la base elettorale alle minoranze religiose - dagli aleviti ai cristiani - e alle donne, senza trascurare armeni e gruppi lgbt. Un mix esplosivo che nella Turchia resa sempre più radicale dalle politiche dell'Akp di Erdogan è riuscito ad attrarre la classe media colta e desiderosa di cambiamento. Così, tra le oltre 5 milioni e mezzo di persone che oggi l'hanno votato ci sono anche molti turchi. Una cosa finora quasi impensabile. Anche questa una scommessa vinta.
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