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Tunisia: otto anni da rivoluzione, da speranza a disincanto

Mondo politico distante da problemi reali della gente

14 gennaio 2019, 12:39

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Paolo Paluzzi).

(ANSAmed) - TUNISI, 14 GEN - La Tunisia celebra oggi l'ottavo anniversario della 'Rivoluzione dei gelsomini', una ricorrenza che è diventata nel tempo anche l'occasione per fare il punto sulla situazione del Paese nordafricano. Ad otto anni da quei giorni tumultuosi, la Tunisia rimane l'unico Paese tra quelli interessati dalle rivendicazioni di piazza per una maggior dignità e libertà ad aver superato la transizione democratica, ma molti problemi di allora rimangono ancora da risolvere nonostante gli sforzi dei vari governi succedutisi dopo la cacciata di Ben Ali. In primis, disoccupazione giovanile e mancanza di sviluppo nelle zone marginalizzate, ma anche rallentata crescita economica, accentuata disuguaglianza sociale, terrorismo, corruzione e economia sommersa. La classe politica non ha saputo ascoltare la rabbia dei giovani e non è riuscita ad elaborare un progetto dedicato ai loro bisogni, per questo sono ricorrenti le manifestazioni di collera in particolare nelle città del sud. I cittadini lamentano infatti un sempre maggiore distacco tra le aspettative dell'uomo della strada ed il mondo politico che sembra preoccupato quasi unicamente a capitalizzare consensi in vista dell'importante appuntamento con le elezioni legislative e presidenziali, previste a fine anno. A riportarli con forza alla realtà una situazione sociale esplosiva e l'annunciato sciopero generale per il 17 gennaio da parte del potente sindacato Ugtt (Unione generale lavoratori tunisini). Il governo di unità nazionale del premier Youssef Chahed, nella sua terza versione, sembra in difficoltà nell'attuare le riforme per rilanciare l'economia e nel contempo a far quadrare il bilancio statale rispondendo positivamente alle richieste di aumenti salariali delle varie categorie. E dire che gli indicatori economici dell'anno appena conclusosi sono positivi e potrebbero far ben sperare per il futuro. Il 2018 è terminato infatti con una crescita del 2,6% secondo la Banca mondiale ed ha visto ritornare il turismo ai livelli del 2010 con oltre 8 milioni di visitatori in arrivo. E' la politica, sembra, a non riuscire a dare una risposta alle rivendicazioni del popolo, soprattutto dei più giovani, che spesso non vedono altro sbocco per migliorare la propria condizione di vita che approdare sulle coste europee. E' stato lo stesso presidente Beji Caid Essebsi ad annunciare nel settembre scorso la fine dell'alleanza tra il partito modernista Nidaa Tounes e l'islamico Ennhadha, creando timori per gli scenari futuri. La crisi del partito Nidaa Tounes, vincitore delle elezioni del 2014, a partire dal 2016, ha generato una dinamica imprevedibile che ha provocato spaccature e defezioni e portato alla formazione di un nuovo gruppo parlamentare chiamato Coalizione nazionale che diventerà preso un partito vero e proprio. Anche il partito islamico Ennhadha, primo come numero di parlamentari, che si è aggiudicato gran parte delle amministrazioni comunali alle elezioni amministrative del marzo 2018, è in difficoltà a causa del presunto coinvolgimento di un suo aderente negli omicidi dei due oppositori Chekri Belaid e Mohamed Brahmi, assassinati a Tunisi nel 2013. Secondo il costituzionalista Salsabil Kelibi la causa della fase di stallo attuale sarebbe da ricercare nel regime presidenziale misto voluto dalla Costituzione, con un parlamento privato dei suoi poteri e un governo debole, schiacciato dalle prerogative del presidente della Repubblica. Kelibi rimarca inoltre la mancanza a tutt'oggi di una Corte costituzionale che possa dirimere i dubbi interpretativi che sorgono dalla lettura della carta fondamentale o da conflitti tra poteri dello stato.

La gestione della transizione democratica tuttavia, secondo molti analisti, non potrà che essere risolta con il dialogo, come sempre è avvenuto nella storia della Tunisia recente.

Nonostante molti difetti e obiettivi mancati, la 'rivoluzione tunisina' ha comunque concesso ai cittadini la conquista della libertà di espressione, anche nella sua forma di critica del potere politico, e malgrado tutto questa rivoluzione continua a rimanere nel mondo arabo l'unica stella fragile a brillare ancora. (ANSAmed).

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