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Grecia: la moschea di Atene ora bloccata da giochi politici

Contro il progetto presentato un ricorso e proposto referendum

17 aprile 2014, 09:57

Redazione ANSA

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(di Furio Morroni) (ANSAmed) - ATENE - La saga della moschea di Atene, la cui realizzazione rinviata da anni sembrava cosa fatta lo scorso novembre, prosegue: i lavori per la costruzione del tempio islamico sono stati infatti di nuovo bloccati, questa volta da giochi politici e da un ricorso presentato da un docente universitario, due ufficiali di Marina, un'associazione culturale e l'ultraconservatore vescovo metropolita del Pireo, Seraphim, tutti contrari alla presenza del luogo di culto nella capitale greca, l'unica in Europa ancora sprovvista di un tempio per i suoi oltre 200mila residenti di fede islamica.

Proprio a causa di tale ricorso e nel timore che un giudice possa dare ragione ai ricorrenti, il ministero delle Infrastrutture ha reso noto di non aver ancora firmato il contratto per la realizzazione del progetto - del valore di 946mila euro - la cui gara d'appalto era stata vinta cinque mesi fa dal consorzio composto da quattro delle maggiori aziende elleniche: Aktor, Terna, JP & Avax e Intrakat. Le precedenti quattro gare per l'assegnazione dei lavori non erano andate a buon fine in quanto le ditte partecipanti si erano ritirate dopo aver ricevuto minacce e intimidazioni da parte di gruppi di estrema destra, come il partito filo-nazista Chrysi Avgì (Alba Dorata), o di residenti del quartiere Votanikos, dove il luogo di culto dovrebbe sorgere, tutti contrari alla presenza di musulmani nella loro zona nel timore che essa possa divenire un punto di raccolta di estremisti islamici o, addirittura, un "covo di terroristi".

Intanto, in vista delle prossime elezioni amministrative, la vicenda della controversa moschea è divenuta anche argomento di scontro politico fra vari candidati alla poltrona di sindaco di Atene, complicando ulteriormente la questione.

L'ultimo ostacolo, qualora ce ne fosse bisogno, è stato sollevato dal candidato di Nea Dimokratia (centro-destra), Aris Spiliotopoulos, ex ministro della Pubblica Istruzione, il quale ha proposto che venga indetto un referendum locale sulla costruzione del tempio musulmano pur avendo egli votato "sì" (insieme con altri 197 deputati) quando il Parlamento ne approvò il progetto il 7 settembre del 2011. Anche ieri mattina, dagli schermi della Tv privata Skai, Spiliotopoulos ha ribadito la propria contrarietà alla costruzione della moschea perché, ha affermato fra l'altro, essa attirerebbe altri immigrati clandestini "per i quali ad Atene non c'è più spazio" e la sua presenza "farebbe spuntare una tendopoli da Terzo Mondo alle pendici della sacra collina dell'Acropoli". Poi ha aggiunto che gli ateniesi sanno meglio del ministro dell'Istruzione (che ha anche la responsabilità degli affari religiosi) o del sindaco dove la moschea dovrebbe essere eretta e che quindi sono i residenti della capitale che dovrebbero decidere di può vivere in città. Infine, dopo aver ribadito che la sua opposizione non si basa su motivi religiosi bensì solo sull'opportunità di scelta del luogo dove erigere la struttura, ha chiesto di nuovo la convocazione di un referendum.

Vari osservatori hanno interpretato la presa di posizione del candidato di Nea Dimokratia come una strizzata d'occhio agli elettori di estrema destra mentre da parte sua il sindaco uscente (e nuovamente candidato), l'indipendente Giorgos Kaminis, ha sottolineato l'incoerenza del suo avversario ed ha osservato che il comportamento di Spiliotopoulos è quanto meno "contraddittorio" e non si addice ad un politico.

Per ridurre i costi al minimo in tempi di grave crisi, il governo greco ha deciso che la moschea non sarà costruita ex novo ma risulterà dalla ristrutturazione di un edificio pre-esistente. Giardini e aree per la preghiera saranno realizzati all'esterno del tempio che non avrà un minareto ma potrà ospitare fino a 350 fedeli. Quattro edifici adiacenti saranno demoliti e al loro posto verranno innalzate nuove strutture destinate a ospitare gli uffici amministrativi e i servizi igienici. La decisione di non autorizzare la costruzione di un minareto non ha comunque soddisfatto gli oppositori del progetto, i quali non vogliono che il governo spenda denaro pubblico per la realizzazione di un luogo di preghiera islamico in un Paese dove il 96% della popolazione è greco-ortodosso. Ad ogni modo, visti gli sviluppi della vicenda e la rinnovata opposizione al progetto, quasi certamente i musulmani di Atene dovranno aspettare ancora a lungo prima di poter pregare nella loro moschea. (ANSAmed).

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