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Tunisia:ancora amara per alcuni italiani la decolonizzazione

In indigenza e assistiti da istituzioni e associazioni

28 gennaio 2015, 14:22

Redazione ANSA

ANSACheck
(ANSAmed) - TUNISI, 28 GEN - La pagina dell'indipendenza tunisina, gloriosa per il Paese nordafricano, è invece amara per la comunità italiana che decise di rimanere in Tunisia dopo il 1956. La decolonizzazione, che ebbe l'effetto immediato di cacciare i francesi, colpì duramente anche la numerosa comunità italiana che allora contava più di 60 mila persone, in gran parte emigrate all'inizio del secolo in Tunisia a cercar fortuna. Italiani che vissero sempre una condizione particolare, quella di essere cittadini italiani in una colonia francese prima e poi quella di stranieri in uno stato ormai indipendente.

All'epoca, infatti, un provvedimento del governo impose alle aziende di assumere soltanto apprendisti tunisini e le licenze di commercio agli stranieri furono revocate. I più scapparono in Francia ed Italia, ma qualcuno decise di restare e tentare la sorte. Perché, nonostante la cittadinanza italiana, erano figli della Tunisia e in quella terra avevano riversato il loro sudore. Oggi, di italiani sfuggiti alla decolonizzazione, ne sono rimasti una cinquantina circa, e vivono spesso in condizioni di estrema difficoltà. La pensione sociale che spetterebbe agli indigenti non viene percepita da chi risiede all'estero, dal 2004 inoltre, a causa delle ristrettezze del bilancio statale, il contributo erogato è ulteriormente diminuito negli ultimi anni. Di essi si occupano ora le istituzioni italiane, in primis l'Ambasciata Italiana di Tunisi,le associazioni come la SIA (Societa italiana di Assistenza) e alcune associazioni di volontariato oltre che la prelatura locale e la Caritas. L'ufficio Assistenza dell'Ambasciata italiana eroga un sussidio in forma di denaro agli indigenti e in casi di eccezionale gravità interviene anche con contributi straordinari, spiega ad ANSAmed un funzionario dell'Ambasciata, inoltre in tutti i casi che lo richiedono, dopo accurata verifica dello stato di indigenza, prende a carico eventuali ricoveri ospedalieri e paga le rette della casa di riposo. La SIA, dal lontano 1916, continua a svolgere la preziosa funzione di aiuto e sostegno ai connazionali che ne fanno richiesta ed eroga aiuti come la distribuzione di generi alimentari,di vestiario, sussidi in denaro, refettorio, l'assistenza sanitaria e legale. La presidente Anna Querci sottolinea che tra i fruitori dell'assistenza si vanno configurando nuove categorie, come ad esempio, i figli delle coppie miste in difficoltà, e spiega che tutte le attività vengono in parte finanziate da sovvenzioni governative, dalle contribuzioni di sponsors, dalla tavola Valdese che ci sostiene nell'ambito del progetto di assistenza sanitaria, ma anche dalle sottoscrizioni dei soci, dal ricavato dell'organizzazione di cene, buffet e feste. La Querci mette in rilievo inoltre che la società si è trovata negli ultimi anni, a causa dell'incombere della crisi economica, in difficoltà a rispondere a tutte le richieste e rileva come sfortunatamente dal 2012 non compaiono più nell'elenco donatori alcune aziende di tutto rispetto come ENI-Tunisia, i cui contributi sarebbero fondamentali per riuscire ad assicurare un più efficace intervento agli italiani bisognosi. A sottolineare l'estrema difficoltà vissuta da alcuni italiani indigenti, la conferma da parte dell'Ambasciata italiana che in alcuni casi, si è vista costretta a rigettare alcune domande di assistenza proprio a causa della mancanza di fondi. Sempre la Querci spiega ad ANSamed che la Sia fa fronte a tutte le domande che le vengono proposte, ma se alcuni italiani non ricorrono ai canali istituzionali di assistenza non si è tecnicamente in grado rispondere alle loro istanze. A migliorare questa situazione paradossale potrà forse rimediare l'istituzione del nuovo Comites, (Comitato italiani residenti estero), la cui elezione è prevista per il 17 aprile prossimo, che in quanto organo rappresentativo degli interessi di tutti gli italiani residenti nella circoscrizione consolare, potrebbe/dovrebbe farsi portatore anche delle istanze di questi italiani di fronte alle istituzioni competenti. Tutti qui se lo auspicano anche perché il Comites manca a Tunisi da ormai circa 15 anni. (ANSAmed)

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