(Paola Del Vecchio) Associazioni di
cristiani di base sono scese in campo, in Spagna, nella polemica
gestione della cattedrale di Cordova e chiedono alla Corte
costituzionale di annullare un articolo della legge che ha
consentito per decenni alla chiesa cattolica di registrare a
proprio nome una serie di beni del patrimonio nazionale, fra i
quali la Giralda di Siviglia, numerosi monasteri ed eremi. Due
associazioni civiche di Cordova e della Navarra in difesa del
patrimonio culturale, la 'Piattaforma Moschea-cattedrale di
Cordova', l'organizzazione Europa Laica, alle quali si è unita
anche l'organizzazione di cattolici di base Redes Cristianas,
hanno registrato al Congresso dei deputati di Madrid una
petizione per presentare un ricorso di incostituzionalità contro
l'articolo 206 della Legge Ipotecaria, che "ha permesso la
maggiore appropriazione di beni immobili da parte della Chiesa,
propiziata e consentita dai partiti maggioritari con
rappresentazione parlamentate", si legge nell'esposto.
La contestata legge ipotecaria, approvata nel 1946 dal regime
franchista e i regolamenti successivi equiparano i vescovi a
funzionari e consentono loro di registrare qualunque proprietà
che, in principio, non abbia un proprietario riconosciuto. Una
pratica consolidata nei decenni. Nel 1998, l'allora governo di
José Maria Aznar ampliò tale facoltà ai luoghi di culto e, da
allora, la Chiesa spagnola ha registrato a sui nome migliaia di
proprietà - si stima 4.500 in un anno, oltre 1.100 nella sola
Navarra - fra le quali la moschea-cattedrale di Cordova,
dichiarata nel 1984 dall'Unesco Patrimonio Mondiale
dell'Umanità.
Le associazioni denunciano che è impossibile una stima del
patrimonio architettonico finito alla Chiesa, perché sia i
governi del PP che quelli del Psoe non hanno finora reso noti
gli elenchi. "Come cristiani, la consideriamo una slealtà nei
confronti del popolo spagnolo e dello Stato - sostiene Evaristo
Villar, portavoce di Redes Cristianas in dichiarazioni a El
Pais - perché, anche se legali sulla carta, le
'immatricolazioni' da parte della chiesa degli immobili del
patrimonio fanno riferimento a una normativa precedente la
Costituzione e antidemocratica."
"Esigiamo che siano censiti i beni sottratti agli spagnoli e
il costo sociale del paradiso fiscale costituito dal fatto che
la chiesa cattolica non paghi nemmeno imposte su questi
monumenti, incassando gli introiti delle visite", spiegano gli
avvocati delle associazioni civiche in Navarra e a Cordova.
Da mesi la Piattaforma moschea-cattedrale di Cordova denuncia
"il sequestro dell'edificio" da parte delle autorità
ecclesiastiche, che dopo aver registrato la proprietà, "hanno
cancellato dalla denominazione attuale del tempio il termine
moschea", minimizzando il passato islamico della città delle tre
culture. La moschea costruita dalla dinastia degli Omega fra il
785 e la fine del X secolo è scomparsa dai cartelli all'ingresso
del tempio patrimonio dell'umanità, dove si spiega che
"l'edificio fu consacrato come chiesa madre nell'anno 1236",
quando fu recuperato "uno spazio sacro dove si era imposta la
presenza di una fede aliena a quella cristiana". Lo stesso nella
pagina web in internet, dove il tempio è indicato come
'Cattedrale di Cordova'.
(ANSAmed)
YK8
Riproduzione riservata © Copyright ANSA