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Ramadan in Italia,fra emergenza immigrati e paure terrorismo

Grande Moschea, porte aperte a migranti in cerca conforto

18 giugno 2015, 09:55

Redazione ANSA

ANSACheck

La Grande Moschea di Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Grande Moschea di Roma -     RIPRODUZIONE RISERVATA
La Grande Moschea di Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - ROMA, GIU - E' un Ramadan all'insegna della "preoccupazione per l'emergenza immigrati e per il terrorismo che avanza" quello che molti musulmani in Italia si accingono a vivere. Da domani, infatti, secondo quanto annunciato dal Centro islamico culturale d'Italia della Grande Moschea di Roma, ha inizio il sacro mese di digiuno e purificazione per i fedeli. E se in molti lo passeranno in famiglia e con gli amici, tanti altri lo vivranno nelle carceri, nei centri di accoglienza disseminati in tutta la Penisola o come nel caso di Roma, nelle tendopoli allestite dalla Croce Rossa in seguito allo sgombero di centinaia di migranti in transito dai marciapiedi della stazione Tiburtina. "Il pensiero va alle sofferenze e alla disperazione vissuta dai migranti che continuano ad arrivare qui in Italia", dice ad ANSAmed il segretario generale del Centro islamico, Abdellah Redouane. "Siamo a due passi dalla stazione Tiburtina e chiunque lo volesse, sarà accolto qui in moschea", senza avere bisogno di dichiarare di identificarsi o dichiarare la propria provenienza. A esprimere apprensione per i molti profughi in precarie condizioni di salute che intendono rispettare uno dei cinque pilastri dell'Islam, astenendosi dal mangiare e bere dall'alba al tramonto (quasi 18 ore e mezzo) è l'Associazione dei Medici di Origine Straniera (Amsi), presieduta dal professor Foad Aodi.

"Vogliamo cercare di convincere i profughi - prevalentemente eritrei, somali e siriani ospitati a Roma, ma anche tutti quelli sparsi per tutta Italia - a non fare il Ramadan". In special modo, sottolinea il medico, "le tante donne incinta, i malati e chi è in pessime condizioni di salute". Il diritto alla salute, dice il presidente della Comunita del Mondo Arabo in Italia (Comai), "deve prevalere sulla voglia di seguire i precetti religiosi". Senza dimenticare, poi, "che per i viaggiatori e i malati cronici, questo obbligo non esiste". Da Nord a Sud le iniziative previste dalle centinaia di associazioni culturali e moschee italiane sono molte. A Roma, fa sapere Abdellah Redouane, il Centro islamico della Grande Moschea "prevede un programma di attività culturali, religiose e sociali quotidiano". In particolare, "in questo mese prevediamo tre incontri a cui saranno invitati istituzioni, rappresentanti delle altre comunità religiose e delle associazioni della società civile e rafforzare così i legami amicizia esistenti".

E come sempre, la moschea di Monte Antenne "garantirà ogni giorno un pasto caldo per le centinaia di fedeli che arrivano".

Anche il sindaco Marino, come tradizione ormai, è stato invitato all'iftar (alla rottura del digiuno). Il 2015 resta comunque un anno di difficoltà per la comunità musulmana d'Italia, che conta oltre 1,5 milioni di persone e priva di un'unica guida in grado di rappresentarli tutti. Fra i tanti nodi da sciogliere, la mancanza di un'intesa con lo Stato, documento che consentirebbe di regolare i molti aspetti della vita dei fedeli. Il dialogo con il governo va comunque avanti.

Proprio due giorni fa, infatti, il ministero dell'Interno ha convocato una nuova riunione del tavolo di confronto con l'Islam italiano (istituito dal ministro Alfano lo scorso 23 febbraio).

Durante l'incontro, presieduto dal sottosegretario Domenico Manzione e a cui hanno presenziato rappresentanti ormai collaudati del mondo musulmano dalla Coreis al Centro islamico, anche una new entry: l'associazione islamica sciita 'Imam Mahdi', guidata dal presidente, Abbas di Palma. Tra le questioni poste sotto la lente di ingrandimento, ricorda Redouane, la formazione degli imam italiani e l'inquadramento giuridico delle centinaia di aule di preghiera (moschee) a oggi considerate centri culturali e non luoghi di culto a tutti gli effetti.

(ANSAmed).

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