E, almeno secondo i dati di Transparency International, la ong che ne misura il grado di diffusione, tra il 2014 e il 2015 quasi un marocchino su due (48 %) se l'è vista scivolare tra le mani. Il rapporto anticipato da Huffington Post Maroc fotografa la situazione nella regione compresa tra Medio Oriente e Africa del Nord, con un campione di 10 mila intervistati in nove paesi.
Il più corrotto dell'area è lo Yemen, dove il 77 per cento di chi si è sottoposto all'intervista ha ammesso di aver corrotto qualcuno nel corso dell'anno, poi in classifica si piazza l'Egitto (50%), tallonato da Sudan e Marocco (48% ex aequo). La Giordania è in fondo alla classifica (4%) con la Tunisia (9%).
Libano (28), Algeria (14) e Palestina (13) si giocano le postazioni mediane. Quanto al Marocco il posto dove lo scambio di backchich è più frequente, secondo il rapporto, è il tribunale. Quasi un marocchino su due ha ammesso di aver pagato la mazzetta negli ultimi 12 mesi, per oliare gli ingranaggi della giustizia. La polizia (39%), gli ospedali pubblici (38), le motorizzazioni per la richiesta di patenti o gli sportelli per l'equivalente della carta d'identità o dei certificati elettorali (33), le amministrazioni (29) e le scuole pubblica (13) sono luoghi ad alta tasso di corruttibilità. Ed è più facile che siano i meno abbienti (66), quelli maggiormente disposti a dare denaro per "agevolare le pratiche". Nel rapporto di Transparency quel che emerge è anche la percezione della corruzione da parte dei cittadini. Un disastro se si considera che il 33 per cento degli intervistati ritiene che tutto il settore pubblico sia corrotto. E quanto più il cerchio si stringe sugli amministratori locali, sui politici di circoscrizione o i poliziotti di quartiere, tanto più aumenta la convinzione. Colpa del governo, sostengono gli intervistati (64%) che non impiega sforzi sufficienti per combattere il fenomeno. Uno su due è convinto di poter fare qualcosa a suo rischio, ma il 25 per cento ritiene che ogni sforzo sia inutile.
(ANSAmed).
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