Hanno partecipato all'incontro rappresentanti ufficiali di Marocco, Libia, Tunisia, Italia e della missione navale Ue Eunavfor Med, oltre ad esperti ed universitari: tutti concordi sulla necessità di adottare misure standard globali e di un migliore coordinamento.
"Salvare vite in mare e assicurare capacità effettive di salvataggio - ha detto Elyes Lakhal del ministero degli Esteri tunisino - è una responsabilità collettiva cui non devono essere chiamati solo i Paesi costieri. In questi ultimi anni la Tunisia ha salvato la vita a 2.119 migranti. Chiediamo alla comunità internazionale ed ai governi dell'Unione europea di prendere misure concrete" .
''Con 40.000 morti in mare dal 2000 non esiste momento più urgente di quello attuale per discutere della maniera migliore di coordinare le operazioni di ricerca, salvataggio e sbarco nella regione del Mediterraneo'', ha puntualizzato il consigliere regionale dell'Oim, Hassan Abdel Moneim Mostafa.
Il rappresentante dell'Hcr in Tunisia, Mazin Abu Shanab, ha ricordato da parte sua che la riunione di Tunisi ha coinciso "con una settimana storica, durante la quale l'Assemblea generale dell'Onu ha adottato la Dichiarazione per i Rifugiati e i Migranti a New York il 19 settembre". E ha aggiunto che ''il diritto e le istituzioni internazionali ci danno il quadro e gli strumenti, che sono la pietra angolare dell'approccio basato sui diritti per la protezione dei migranti e dei rifugiati nelle situazioni di salvataggio in mare''.
La conferenza di Tunisi è la terza di una serie dedicata a problemi regionali ed è stata cofinanziata dal Dipartimento internazionale del governo britannico e l'Agenzia Svizzera per la Cooperazione e lo Sviluppo. (ANSAmed).
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