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Sindaco Riace, accoglienza migranti 'non abbia condizioni'

Hanno riportano vita e lavoro in paese svuotato da emigrazione

04 marzo 2017, 14:48

Redazione ANSA

ANSACheck

Il sindaco di Riace Domenico Lucano - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il sindaco di Riace Domenico Lucano -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Il sindaco di Riace Domenico Lucano - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - "L'accoglienza non deve avere condizioni". E' la convinzione del sindaco di Riace Domenico Lucano, che ha appena ricevuto a Dresda il Premio per la Pace, grazie all'esperienza del suo comune come modello di integrazione e di accoglienza.

Un premio che è solo l'ultimo di una lunga serie di riconoscimenti ottenuti per il "modello" Riace: un paese dove i migranti sono un terzo della popolazione (circa 500 su 1500, per la maggior parte rifugiati e richiedenti asilo), hanno riportato la vita nelle case svuotate dall'emigrazione degli abitanti e rivitalizzato l'economia locale, dando così opportunità e lavoro - sottolinea il sindaco - anche ad un centinaio di abitanti del posto. Un'esperienza avviata una quindicina d'anni fa e che nel 2016 ha spinto la rivista Fortune ad inserire anche 'Mimmo' Lucano tra i 50 leader più potenti del mondo. "Perché - si chiede Lucano parlando con ANSAmed - impedire gli arrivi di chi ha bisogno, impedire alla gente di muoversi? Quale autorità ci ha dato Dio per farlo, di cosa siamo proprietari? Della terra, forse? No, non siamo padroni di nulla, solo delle nostre vite, forse".

Tra i migranti che hanno ripopolato Riace, i rifugiati inseriti nello Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per i richiedenti asilo) e altri inseriti nei programmi governativi per i minori non accompagnati nonché - aggiunge il sindaco - altri giunti nel corso degli anni e che si sono trattenuti nel paese.

Grazie a loro, si sono aperte decine di botteghe per i prodotti artigianali ma sono anche nate alcune cooperative, tra cui una per la raccolta differenziata dei rifiuti. E con i servizi di accoglienza hanno trovato lavoro anche un centinaio di abitanti del paese, impegnati come coordinatori, educatore.

A dimostrazione del fatto - dice Lucano - che l'immigrazione non fa perdere il lavoro ma lo produce per l'economia del luogo e ne rivitalizza le istituzioni. Come la scuola, sottolinea, che ha riaperto le classi anche per i bambini e non solo per i rifugiati.

Un percorso, quello di Riace che apre le sue case ai migranti, che va in direzione opposta a quello della vicina Rosarno, con la sua tendopoli per persone "utili solo a raccogliere le arance", e che rappresenta invece, sottolinea, "una brutta pagina per l'accoglienza".

Quanto al Premio per la pace ricevuto a Dresda, riceverlo per lui è stata un'emozione speciale, racconta, da una parte per il passato della città - "un luogo che appartiene ad una storia di sofferenza dell'umanità" dice con riferimento alle distruzioni delle bombe del 1945 - e anche per quell'installazione in piazza, "Lampedusa 361", fatta di 90 foto di tombe di migranti senza nome morti nel Mediterraneo.

"Mi faceva rabbrividire", tanto poteva "scuotere le coscienze che ancora ci sono", ricorda Lucano: "una lezione per tutta l'Europa", con quelle foto di "persone senza nome che si sono attaccati alla vita e l'hanno persa". Alla cerimonia - in cui sono stati premiati anche Amalia e Giuseppe Gilardi, per aver accolto nella tomba di famiglia, ad Agrigento, il corpo di una ragazza eritrea - è stato proiettato anche il docu-film "Il Volo" di Wim Wenders, girato proprio a Riace nel 2011 dal regista tedesco. 

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