Secondo quanto rende noto l'Agenzia Onu, il giovane ha detto di essere partito insieme ad altre 146 persone due giorni prima da Sabratha, in Libia, e che l'imbarcazione su cui viaggiavano avrebbe cominciato a imbarcare acqua dopo poche ore di navigazione. Il sedicenne è riuscito a sopravvivere aggrappandosi a una tanica di benzina, fino al salvataggio da parte di una nave spagnola che opera nell'ambito dell'Operazione Sophia.
L'Unhcr esprime "profondo dolore per il nuovo naufragio nel Mediterraneo", che "rappresenta un altro drammatico modo per ricordare quanto siano di vitale importanza robuste capacità di ricerca e soccorso in mare. Il salvataggio di vite umane in mare deve rimanere una priorità chiave per tutti e per questo l'Unhcr elogia l'azione della Guardia Costiera Italiana in coordinamento con Frontex".
"Anche le ong - sottolinea Volker Türk, Assistente dell'Alto Commissario Unhcr per la Protezione - stanno avendo un ruolo chiave nel salvataggio di vite umane, dal momento che contribuiscono con ulteriori e necessarie capacità di ricerca e soccorso. Nel 2016, il 26% di tutte le operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale sono state condotte dalle ong, più del doppio di quelle dell'anno precedente. L'aumento del numero di arrivi in Italia, con 23.085 persone arrivate ad oggi nel 2017, la peggiore qualità delle imbarcazioni impiegate dai trafficanti, inclusi gommoni estremamente fragili che non riescono a durare per tutta la traversata, rendono queste operazioni di ricerca e soccorso più necessarie che mai".
L'Unhcr ricorda che secondo un rapporto della Guardia Costiera Italiana del 2016, la mancanza di telefoni satellitari sulle imbarcazioni, l'elevato numero di partenze che avvengono di notte dalla Libia anche in condizioni di mare pessime, l'uso di gommoni, insieme all'aumento delle persone che vengono stipate a bordo, contribuiscono ad aumentare le probabilità di naufragio. (ANSAmed).
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