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Marocco, stupro su bus, paese scosso ma mobilitazione è flop

Solo in duecento a sit-in, condizione donna ancora difficile

25 agosto 2017, 10:21

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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(di Olga Piscitelli) (ANSAmed) - RABAT, 24 AGO - Le riprese fatte al telefonino di cinque minorenni che violentano una giovane donna con turbe psichiche, su un bus di linea, scuote il Marocco. Il fatto è accaduto a Casablanca, tre mesi fa circa, ma il filmato è stato diffuso sui social nei giorni scorsi, come fosse l'ennesima bravata della comitiva di quartiere. Il bus non ha fermato la corsa, diretto, scopriranno le indagini, in una delle periferie più degradate della città, da dove provengono tutti quei ragazzi e anche la donna. Non si sa se vi fossero altri passeggeri, che per tutta la durata del filmato non si vedono o non intervengono. La polizia nel giro di poco ha scovato la banda di violenti, in sei sono finiti agli arresti: i cinque che si sono fatti filmare e il regista dell'operazione. Per trovare la vittima c'è voluto molto di più. Nessuno aveva sporto denuncia, in questi tre mesi, e non è detto che qualcuno lo faccia ora. Una vergogna così è meglio seppellirla in casa. È quasi più "hshuma" ('vergogna' in arabo dialettale) il fatto che il filmato abbia fatto il giro della Rete e che ora tutti sappiano. È stata la società civile a indignarsi, da dietro gli schermi dei computer. Nella realtà non virtuale, invece, ha manifestato con prudenza. Chiamate al sit-in di protesta, le donne di Casabalanca, la città dove tutto è accaduto, si sono ritrovate in piazza, mercoledì 23 agosto: ma erano poche, 200 in tutto, sommando anche le signore di passaggio in centro. Un gruppo di coraggiose che si batte da molto tempo per la parità aveva cartelli e urlava a gran voce frasi di protesta: 'Stop alla violenza', 'Il silenzio nasconde spesso una violenza' o, ancora, 'Invece di impedire alle vostre figlie di uscire, insegnate ai vostri ragazzi il rispetto'. La ministra della Famiglia, della solidarietà e dello sviluppo sociale ha rotto il silenzio dopo 48 ore: "sono in ferie", ha detto ai giornalisti che tentavano di raggiungerla. Ha lasciato il proprio messaggio di sdegno sulla bacheca di Facebook. Un collettivo di giovani femministe ha creato 'Il muro della vergogna', un cartellone con le frasi di quanti in Rete hanno solidarizzato con il branco. In Marocco gli spazi pubblici sono riservati agli uomini. La società non è mista e basta entrare in uno dei tanti 'Cafè' per rendersene conto. Le donne lavorano e studiano, ma non entrano mai da sole al bar a bere un tè. Non ci vanno neanche con le amiche se il locale non è almeno degno del titolo di 'pasticceria'. Il solo fatto che una donna varchi lo spazio pubblico, la fa considerare automaticamente una preda facile.

A parte che per il gran miracolo della Rete, i giovani che vivono in Marocco, soprattutto quelli che vengono da famiglie povere e sono poco o per nulla scolarizzati, non hanno occasione di vedere corpi femminili nudi. Nella vita reale i figli maschi possono entrare fino all'età di 7 anni nell'hammam delle donne.

Così, se ne conservano memoria, la nudità si mescola al vapore e alle strigliate con il guanto del gommage: quasi una tortura per i piccoli. Per il resto sorelle, zie e amiche anche in casa scoprono a fatica le braccia, non mostrano mai le caviglie, e quando escono coprono il capo, se non addirittura il viso. La crisi economica alza di continuo l'età del matrimonio e per la Shari'a oltre che per il codice penale i rapporti prematrimoniali sono reato, così come la convivenza, punibile fino a tre anni. I giovani aggirano gli ostacoli con creatività, hanno incontri furtivi, rischiosi e frustanti. I sotterfugi sfociano spesso in aggressività e quel che è peggio nella violenza di genere con rivendicazioni di ritorno da parte dei maschi che costringono le fidanzate a portare il velo. Impegnato in una fase di riforme fin dal 1999, il Marocco vive un periodo di transizione: il varo della Costituzione nel 2011 e la messa a giorno dei codici, primo fra tutti quello del diritto di Famiglia spingono il paese avanti sulla strada della democrazia. Però norme patriarcali e Shari'a, diritto islamico, fanno da freno. I sociologi parlano di 'pre-cittadini', cioè di sudditi che non hanno ancora accesso alla morale civile, del bene per il bene e del bene pubblico e allo stesso tempo, perdono i riferimenti veri della religione. (ANSAmed).

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