(di Olga Piscitelli)
(ANSAmed) - RABAT, 24 AGO - Le riprese fatte al telefonino
di cinque minorenni che violentano una giovane donna con turbe
psichiche, su un bus di linea, scuote il Marocco. Il fatto è
accaduto a Casablanca, tre mesi fa circa, ma il filmato è stato
diffuso sui social nei giorni scorsi, come fosse l'ennesima
bravata della comitiva di quartiere. Il bus non ha fermato la
corsa, diretto, scopriranno le indagini, in una delle periferie
più degradate della città, da dove provengono tutti quei ragazzi
e anche la donna. Non si sa se vi fossero altri passeggeri, che
per tutta la durata del filmato non si vedono o non
intervengono. La polizia nel giro di poco ha scovato la banda di
violenti, in sei sono finiti agli arresti: i cinque che si sono
fatti filmare e il regista dell'operazione. Per trovare la
vittima c'è voluto molto di più.
Nessuno aveva sporto denuncia, in questi tre mesi, e non è
detto che qualcuno lo faccia ora. Una vergogna così è meglio
seppellirla in casa. È quasi più "hshuma" ('vergogna' in arabo
dialettale) il fatto che il filmato abbia fatto il giro della
Rete e che ora tutti sappiano.
È stata la società civile a indignarsi, da dietro gli schermi
dei computer. Nella realtà non virtuale, invece, ha manifestato
con prudenza. Chiamate al sit-in di protesta, le donne di
Casabalanca, la città dove tutto è accaduto, si sono ritrovate
in piazza, mercoledì 23 agosto: ma erano poche, 200 in tutto,
sommando anche le signore di passaggio in centro.
Un gruppo di coraggiose che si batte da molto tempo per la
parità aveva cartelli e urlava a gran voce frasi di protesta:
'Stop alla violenza', 'Il silenzio nasconde spesso una violenza'
o, ancora, 'Invece di impedire alle vostre figlie di uscire,
insegnate ai vostri ragazzi il rispetto'. La ministra della
Famiglia, della solidarietà e dello sviluppo sociale ha rotto il
silenzio dopo 48 ore: "sono in ferie", ha detto ai giornalisti
che tentavano di raggiungerla. Ha lasciato il proprio messaggio
di sdegno sulla bacheca di Facebook. Un collettivo di giovani
femministe ha creato 'Il muro della vergogna', un cartellone con
le frasi di quanti in Rete hanno solidarizzato con il branco.
In Marocco gli spazi pubblici sono riservati agli uomini. La
società non è mista e basta entrare in uno dei tanti 'Cafè' per
rendersene conto. Le donne lavorano e studiano, ma non entrano
mai da sole al bar a bere un tè. Non ci vanno neanche con le
amiche se il locale non è almeno degno del titolo di
'pasticceria'. Il solo fatto che una donna varchi lo spazio
pubblico, la fa considerare automaticamente una preda facile.
A parte che per il gran miracolo della Rete, i giovani che
vivono in Marocco, soprattutto quelli che vengono da famiglie
povere e sono poco o per nulla scolarizzati, non hanno occasione
di vedere corpi femminili nudi. Nella vita reale i figli maschi
possono entrare fino all'età di 7 anni nell'hammam delle donne.
Così, se ne conservano memoria, la nudità si mescola al vapore e
alle strigliate con il guanto del gommage: quasi una tortura per
i piccoli. Per il resto sorelle, zie e amiche anche in casa
scoprono a fatica le braccia, non mostrano mai le caviglie, e
quando escono coprono il capo, se non addirittura il viso.
La crisi economica alza di continuo l'età del matrimonio e
per la Shari'a oltre che per il codice penale i rapporti
prematrimoniali sono reato, così come la convivenza, punibile
fino a tre anni. I giovani aggirano gli ostacoli con creatività,
hanno incontri furtivi, rischiosi e frustanti. I sotterfugi
sfociano spesso in aggressività e quel che è peggio nella
violenza di genere con rivendicazioni di ritorno da parte dei
maschi che costringono le fidanzate a portare il velo.
Impegnato in una fase di riforme fin dal 1999, il Marocco
vive un periodo di transizione: il varo della Costituzione nel
2011 e la messa a giorno dei codici, primo fra tutti quello del
diritto di Famiglia spingono il paese avanti sulla strada della
democrazia. Però norme patriarcali e Shari'a, diritto islamico,
fanno da freno. I sociologi parlano di 'pre-cittadini', cioè di
sudditi che non hanno ancora accesso alla morale civile, del
bene per il bene e del bene pubblico e allo stesso tempo,
perdono i riferimenti veri della religione. (ANSAmed).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA