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In antico teatro Delo la tragedia di Ecuba, una rifugiata

Opere Euripide dedicate a dramma Siria. Prima pièce in 2100 anni

07 settembre 2016, 21:17

Redazione ANSA

ANSACheck
(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - ROMA, 7 SET - ''Un solo giorno è bastato per perdere tutto''. Sono le parole struggenti pronunciate dalla celebre attrice greca Despina Bebeli, in ''Ecuba, una rifugiata'', la pièce tratta dalle opere di Euripide e portata in scena nei giorni scorsi nell'antico teatro dell'isola di Delo, nelle Cicladi, tornato a rivivere dopo 2100 anni.

Basata sui monologhi della mitica regina moglie di Priamo, Ecuba è ''un'eroina che simboleggia il grido di rivolta contro gli orrori della guerra'', come ha spiegato il regista e direttore artistico, Nikos Karayorgos. Nella versione da lui firmata, la regina di Troia si presenta come una donna siriana.

Ecuba, prosegue, è una donna che ha perso tutto in un solo istante e la sua storia incarna quella del popolo siriano e quella di quanti, oggi nel mondo, e di quanti, in passato - come i greci - hanno dovuto abbandonare tutto, lasciandosi alle spalle la propria vita. Scegliere Delo, nel cuore dell'Egeo, è stata una scelta mirata, spiegano gli organizzatori: ''volevamo innalzare l'attenzione sul dramma dei rifugiati e sui pericoli che corrono per raggiungere le coste dell'Europa''. ''Lo scorso anno abbiamo assistito all'orrore dei tanti bambini morti annegati nel nostro mare'', rammenta Karageorgos parlando con l'emittente Al Jazeera.

Grande, come lui stesso racconta, la commozione tra i circa 300 spettatori che hanno potuto partecipare all'evento. Se nell'antichità il teatro poteva ospitare fino a 6500 spettatori, oggi le condizioni dell'arena permettono di accoglierne poche centinaia.

Eppure Delo - che secondo la leggenda fu la culla di Apollo, dio del sole e di Aremide, sua sorella - continua a mantenere un grande fascino. Importante centro politico, religioso e commerciale a partire dal 3 secolo a.C., l'isola egea è Patrimonio dell'Umanità dal 1990, e si è trasformata in un sito archeologico a cielo aperto. Visitata da circa 20 mila visitatori l'anno, rimane quasi del tutto inabitata. (ANSAmed).

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