Qualche anno dopo, nel 1863, i proprietari del terreno, i principi Torlonia, asportarono impropriamente le eccezionali pitture decontestualizzandole, aprendo da allora una ferita che non si è più rimarginata.
Il miglior modo di onorare i 160 anni dalla singolare scoperta - ritengono i firmatari della richiesta - è stato quello di inviare una richiesta congiunta e indirizzata agli eredi della nobile casata al fine di ottenere in prestito per gli 2017-18 lo straordinario ciclo pittorico, rendendolo nuovamente disponibile alla pubblica visone. Il soprintendente, Alfonsina Russo, ha dichiarato che "l'indiscussa importanza storica associata all'elevato valore artistico rendono assolutamente unica quest'opera della fine IV sec. a.C., che, non dimentichiamoci, tratta di un episodio di due secoli antecedente (agli inizi del VI sec. a.C.), inerente al dominio etrusco su Roma".
"Crediamo sia giunto il momento che i nobili Torlonia dimostrino di avere nobiltà d'animo dando a Vulci - che tanto ha dato loro - la possibilità di costruire attorno ai dipinti l'identità culturale di questo territorio" ha commentato il Presidente di Fondazione Vulci, Carmelo Messina. (ANSAmed).
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