Unisce le qualità operistiche - a partire dalle tradizionali arie del Belcanto, i duetti e gli ensemble creati appositamente - ai grandi strumenti dell'opera francese. La produzione in corso a Tel Aviv coinvolge un cast numerosissimo di cantanti e strumentisti, tra cui gli italiani Gustavo Porta nel ruolo principale di Don Carlo e Carlo Striuli in quello del vecchio monaco. Sono italiane anche molte delle professionalità espresse dietro le quinte: la regia è di Giancarlo Del Monaco-Zukerman, la direzione associata è di Sarah Schinasi e le scene del premio Oscar della Lirica Carlo Centolavigna. "Don Carlo è un vero e proprio quadro d'epoca" dice Schinasi, il cui ruolo è stato anche quello di "avvicinare i cantanti d'opera alla recitazione" grazie a un metodo originale, sviluppato in collaborazione con l'israeliana Milca Leon del Laban/Bartenieff Institute of Movement Studies. "Tradizionalmente nell'opera, gli artisti - spiega Schinasi - cantano fronte alla platea, con un effetto poco credibile dal punto di vista della recitazione. Con la nostra tecnica insegniamo ai cantanti a immaginare di trovarsi in una scatola chiusa sui quattro lati, anche quello dove si trova il pubblico. Li spingiamo quindi a interagire tra loro, attirando gli spettatori a entrare nella scatola con l'effetto di produrre la tensione necessaria". Schinasi è intervenuta anche sul movimento del corpo degli artisti, per renderlo più appropriato al contesto storico. "All'epoca, nel XVI secolo, le persone - conclude - non gesticolavano tanto con le mani e non avevano un approccio fisico quanto oggi. Gli uomini si muovevano in un modo simile a un soldato. Il linguaggio del corpo era più interiorizzato. Le parole avevano un peso maggiore". (ANSA)
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