(ANSAmed) - ROMA, 5 mar - Sospendere il Gran Premio di Formula 1 in Bahrein, in programma in aprile, perchè la gara offre al governo di Manama "il pretesto per aumentare la repressione sistematica su manifestanti, giornalisti e difensori dei diritti umani". E' l'appello di un gruppo di ong locali, che ancora attendono risposta - si legge in una nota - alla richiesta già inviata il 14 gennaio scorso al presidente della Fia (Federazione Internazionale Automobile) Jean Todt.
A firmare l'appello, fra gli altri, il Bahrain Center for Human Rights presieduto dal noto attivista Nabeel Rajab, che sta scontando tre anni di carcere, e da Maryam Al-Khawaja, figlia di Abdulhadi Al-Khawaja, condannato all'ergastolo e autore di un lungo sciopero della fame in occasione della Formula 1 del 2012.
La gara del 2011 era stata annullata per le proteste scoppiate anche in Bahrein sull'onda delle rivolte arabe. Nell'appello si evidenzia una correlazione diretta tra la Formula 1 e l'inasprirsi della repressione nel piccolo emirato, retto da una monarchia sunnita ma la cui popolazione è a larga maggioranza sciita. Repressione che passa, è la denuncia, attraverso arresti, uso di gas lacrimogeni in aree residenziali, chiusura di interi villaggi con filo spinato, il moltiplicarsi dei posti di blocco. Nel 2012, si ricorda, il primo giorno del Gran Premio fu ucciso un manifestate, Salah Abbas Habib. "Attualmente in Bahrein ci sono 3.000 prigionieri politici - si legge nell'appello - e non vi è alcun segnale che tali misure non siano usate di nuovo" nel 2014. A ciò si aggiungono le minacce alla libertà di stampa, con giornalisti cui è stato negato l'accesso al Paese durante il GP o la loro espulsione, come nel caso - sottolinea la nota - dei britannici Channel 4 e Itn News, espulsi rispettivamente nel 2012 e 2013. La Fia, sottolinea la nota, "ha una responsabilità etica" nel salvaguardare la reputazione mondiale di questo sport cancellando il GP finchè gli abusi denunciati non finiscano".
Le stesse Ong - oltre al Bahrain Center for Human Rights, anche Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain, Bahrain Institute for Rights and Democracy, Bahrain Youth Society for Human Rights, Bahrain Human Rights Society e European-Bahraini Organisation For Human Rights - hanno anche lanciato un secondo appello affinchè, dopo tre anni di repressione del dissenso, si agisca a livello internazionale per costringere il Bahrein ad avvviare un processo di riforme e di riconciliazione. In particolare si chiedono i diritti alla autodeterminazione, ai raduni pacifici e alla libertà di espressione. Si chiede inoltre una commissione di inchiesta indipendente, con supervisione Onu, sulle morti sospette dal 2011 ad oggi, e una visita urgente del rappresentante Onu incaricato di indagare sulla tortura in Bahrein.
L'appello fa seguito ad un attentato terroristico avvenuto il 3 marzo scorso - dopo la morte di un manifestante che si trovava agli arresti - nel villaggio di Daih, e nel quale sono morti tre poliziotti fra cui un emiratino, che faceva parte della forza comune dei Paesi del Golfo dislocati in Bahrein per sostenere la monarchia sunnita. A seguito di quell'attentato, vi sono stati 25 arresti e l'annuncio, da parte del governo, che avrebbe continuato una lotta senza sosta contro il terrorismo.
''Non giustifichiamo la violenza in alcuna circostanza - sottolineano le ong nel loro appello - ma crediamo che nessuna forma di violenza possa giustificare ulteriori violazioni dei diritti umani" da parte del governo. (ANSAmed).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA