Lo riferiscono fonti governative secondo cui il ministro della Difesa Abdullah al Thinni ha firmato un accordo con i manifestanti che prevede l'istituzione di un consiglio locale eletto e carte d'identità nazionali per la comunità non-araba tuareg che abita la città di Ubari. L'accordo prevede inoltre la costruzione nell'area in questione di un centro medico fornito di un'ambulanza.
Sharara, nel sud-ovest del paese, nella regione del Fezzan, è cogestito dalla spagnola Repsol e ha una capacità di 350.000 barili al giorno. E' stato costretto numerose volte alla chiusura in seguito alle proteste tuareg. Rimangono invece ancora chiusi i maggiori siti di estrazione ed esportazione nella parte orientale del Paese a causa degli scioperi delle guardie di sicurezza in corso dalla fine di luglio 2013. Il blocco della produzione ed export di greggio ha provocato una crisi petrolifera che sta mettendo in ginocchio l'economia libica, con perdite per oltre 10 miliardi di dollari.
I manifestanti accusano il governo di corruzione per vendita di greggio non quantificato oltre a chiedere un aumento dei salari, migliori condizioni lavorative e quote maggiori dei proventi dell'export. Secondo le autorità le proteste sono una scusa dei federalisti per chiedere più indipendenza nella regione orientale. Le manifestazioni sono in effetti guidate da un ex rivoluzionario a capo delle guardie di sicurezza dei maggiori terminal petroliferi dell'est, Ibrahim Jadran, diventato nei mesi scorsi capo dell'Ufficio politico della Cirenaica che ha proclamato l'autonomia della regione. Le autorità di Tripoli hanno cercato di negoziare una soluzione. Il premier si è recato più volte in Cirenaica, ha poi annunciato un aumento del 67% per i lavoratori del settore petrolifero o minacciato di intervenire con la forza. Ma Jadran non ha ceduto e i terminal dell'area continuano a rimanere chiusi.
La produzione petrolifera ha toccato i minimi storici nel 2013, con 110.00 b/g contro gli 1,6 milioni del periodo gheddafiano. L'economia libica dipende primariamente dal petrolio, che contribuisce per circa il 95% al valore delle esportazioni.(ANSAmed).
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